Davvero il progresso non può essere limitato? Con il docente e divulgatore Luca Romano parliamo di come porre dei freni alla tecnologia per indirizzarla verso il bene comune
Joe Casini: “Buongiorno, buona domenica e benvenuti su Mondo Complesso, un podcast in cui parliamo della complessità del mondo. Oggi è una puntata davvero particolare perché per la prima volta abbiamo un ospite che torna sul luogo del delitto, abbiamo Luca Romano. Bentornato Luca.”
Luca Romano: “Ciao, grazie.”
Joe Casini: “Allora per chi si fosse perso la puntata della prima stagione Luca è docente divulgatore si occupa in particolare su Instagram, e non solo, di temi legati al nucleare. Nella prima stagione, abbiamo fatto una bellissima chiacchierata con Luca, se ve la siete persa vi consiglio di recuperarla. Trovate Luca su Instagram come Avvocato dell’atomo e nel frattempo è uscito il libro di Luca, avete modo di recuperare e approfondire tutto ciò che ci siamo detti. Oggi con Luca parliamo di un aspetto in particolare che è il tema della regolamentazione della tecnologia, tema che viene spesso sollevato, e quindi partirei subito con la domanda semplice: come si regolamente la tecnologia?”
Luca Romano: “Allora in linea di principio quando si regolamenta una tecnologia si dovrebbe prestare attenzione a due cose: che non vi siano danni all’ambiente e che non vi siano danni alla salute umana, questi sono i principi primi dai quali si muove, poi nella realtà vi sono degli altri principi in base ai quali spesso si opera che sono invece principi morali che sono spesso relativi. Molte tecnologie, ad esempio biotecnologie o tecnologie relative a determinati tipi di ricerca medica, staminali e cose del genere, sono stati a lungo osteggiate o hanno ricevuto delle regolamentazioni aggiuntive per soddisfare le esigenze specifiche di determinati gruppi e questa è una cosa, a mio parere, sbagliata sia chiaro, però diciamo sono dei principi che intervengono quando si ha a che fare con determinate tecnologie e che contribuiscono a regolarle. Poi vi è ovviamente il principio di precauzione che non è tanto uno scopo con cui si regolano le tecnologie ma è un mezzo, una filosofia regolatoria e anche su questo ci sarebbe molto da dire perché oggi viene applicata in maniera scorretta, a mio parere, nel senso il principio di precauzione è quello che se non sei sicuro che una tecnologia non abbia conseguenze negative allora non devi implementarla. Questa cosa è sbagliata innanzitutto perché è molto difficile dimostrare che qualcosa non abbia conseguenze negative, e anche se non ha conseguenze negative, da un punto di vista logico provare un negativo è molto difficile se non impossibile. Dall’altro lato spesso non si mettono sulla giusta bilancia che si benefici in qualche modo decidendo che lo status quo va bene comunque e quindi qualsiasi conseguenza negativa è inaccettabile, anche se quelle positive magari sono maggiore di quelle negative. C’è molto da sviscerare su questo conflitto.”
Joe Casini: “Hai già toccato temi sui quali ci addentreremo. Parlando poi in particolare del settore nucleare, così per sommi capi ovviamente, com’è organizzata la parte di regolamentazione, anche la parte controlli, quali sono i soggetti principali coinvolti, a livello locale, regionale, planetario? Ci puoi fare una panoramica giusto per avere un’idea concreta.”
Luca Romano: “Cerco di andare veloce perché l’assetto regolatorio del nucleare è il più severo al mondo, non per modo di dire nel senso il nucleare è la tecnologia più pesantemente regolata, dunque quando un paese costruisce un reattore nucleare o una struttura nucleare, non per forza un reattore potrebbe anche essere un centro di fabbricazione delle barre di Uranio per i reattori di qualcun altro, ovviamente deve coinvolgere il proprio ente regolatore tutti i paesi che si dotano di tecnologie nucleari devono istituire un ente regolatore che è un organo politico che tutela i cittadini dai pericoli del nucleare. Questi enti, a loro volta, rispondono ad eventuali enti superiori, nel caso dell’Europa c’è un ente regolatore europeo e poi ovviamente c’è un ente delle Nazioni Unite che ha poteri regolatori che è l’IAEA, International Atomic Energy Agency, che risponde al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e che ha il potere per infliggere sanzioni e addirittura dichiarare l’embargo delle tecnologie nucleari nei confronti di un determinato paese. L’IAEA ha due compiti principali: Safe Card e Safety. Safe Card ha il compito di assicurarci che le tecnologie nucleari non vengano impiegate a scopo militare e Safety è assicurarsi il rispetto delle normative di sicurezza. Questa è quindi la struttura gerarchica, questo non è sufficiente ovviamente, nel senso che nel momento in cui siano delle partnership per il nucleare e questo succede quasi ovunque, sono molti pochi paesi che hanno una filiera nucleare interamente interna, vengono coinvolti anche gli enti internazionali dei paesi partner, facciamo un esempio: gli Emirati Arabi hanno di recente avviato la loro prima centrale nucleare, sono quattro reattori costruiti da un’azienda coreana e riceveranno combustibile dalla Francia e poi una volta esaurito verrà ceduto alla Russia che lo rende il processo. La Russia è uno dei paesi che ricicla il combustibile nucleare. Questo significa che nella sicurezza della centrale nucleare degli Emirati sono coinvolti l’ente regolatore degli Emirati Arabi, quello coreano, quello russo, quello francese, la Francia in realtà ne ha due, infine l’ente regolatore degli Stati Uniti, perché anche loro hanno provveduto a fornire tecnologia, perché alcune componenti del reattore nucleare sono fabbricati in America.”
Joe Casini: “Questo è un aspetto che mi ricordo già nella chiacchierata dell’anno scorso di come si vede benissimo nel settore l’interconnessione, gli aspetti geopolitici, mi ricordo che nella prima puntata affrontiamo poi il tema dell’approvvigionamento energetico avesse effetti anche sugli aspetti politici. Andando avanti passiamo al momento della domanda nella domanda: preferiresti una domanda sul tema dell’energia o sul tema della regolamentazione?”
Luca Romano: “Di energia abbiamo già parlato tanto l’altra volta quindi parliamo di regolamentazione che secondo me è un settore sempre molto interessante quando si parla di nucleare. Molte delle obiezioni che vengono mosse al nucleare dipendono da un assetto regolatorio eccessivo o quanto meno molto severo per cui parlarne è interessante.”
Joe Casini: “Preferiresti una domanda con un taglio più personale o con un taglio più professionale?”
Luca Romano: “Scegli tu davvero.”
Joe Casini: “Tu ora hai citato vari soggetti di varie paesi che interagiscono, ci sono anche strutture gerarchiche da quelle locali a quelle regionali e globali. Ci sono in queste dinamiche momenti di tensione tra i vari soggetti? Come vedi tu la situazione dal punto di vista regolamentatorio? Ti faccio questa domanda perchè per esempio noi pensiamo all’Unione Europea, uno degli elementi sui quali si discute è che magari vengono fatti dei regolamenti a livello comunitario che poi però devono essere adottato dai singoli stati è c’è un trade off tra rispettare il regolamento e se tutti non applicano lo stesso regolamento andare a creare dei danni a livello locale dei singoli stati. Questo tipo di dinamica sul nucleare tu la vedi si ripropone? La regolamentazione e l’assetto di relazioni tra paesi secondo te funziona o anche lì si creano delle asimmetrie?”
Luca Romano: “Allora per quanto riguarda la gerarchia no, nel senso che uno dei problemi come ti ho parlato del nostro rapporto con l’Unione Europea, però li effettivamente la gerarchia non è molto chiara, nel senso che l’Unione Europea formalmente sta sopra l’Italia, però ci sono tutta una serie di cose sulle quali le competenze sono nazionali e quindi si creano dei conflitti di questo tipo. Nel caso del nucleare questo tende a succedere di meno proprio perché le gerarchie sono molto chiare se quello che sta sopra di te decide questa cosa tu la applichi. Vi sono ovviamente degli attriti in qualche misura più che altro tra gli enti regolatori e i produttori di energia o i costruttori di reattori e poi vi sono ovviamente conflitti tra Paesi nel senso che l’Agenzia internazionale dell’energia atomica stabilisce un framework generale poi i singoli enti regolatori nazionali hanno richieste diverse che spesso vanno oltre, sono più severe di quelle imposte dell’agenzia internazionale dell’energia atomica. Quindi magari Paesi diversi hanno requisiti diversi e quando collaborano uno deve adeguarsi all’altro, normalmente in questo caso ci si adegua a quelli che hanno la normativa più severa che però spesso non è necessariamente pratica. Quindi ci sono degli attriti che però non sono un fattore determinante, non sono dirimenti, non si traducono in conflitti di gerarchia, nel senso che alla fine chi decide è chiaro e quindi le cose si fanno in quel modo. Non sempre alle altre parti coinvolte la cosa fa piacere, però non c’è quel discorso che tu hai riportato prima come tra Italia e Unione Europea, perché l’attribuzione delle competenze e delle responsabilità è molto più chiara.”
Joe Casini: “Quindi dal tuo punto di vista è un modello vincente? Perchè per esempio anche tra strutture regionali e locali si potrebbe fare lo stesso discorso anche tra pubblico e privato, è un settore dove magari la parte del privato è più di nicchia, meno evidente rispetto ad altri settori della tecnologia dove a livello consumer c’è una maggiore attenzione. Anche lì il rapporto tra pubblico e privato, dal tuo punto di vista, la regolamentazione è adeguata, il rapporto è fluido, com’è?”
Luca Romano: “Secondo me il nucleare è uno di quei settori dove il rapporto pubblico-privato si concretizza in collaborazioni valide. Nel senso che si tratta di uno di quei settori dove è molto difficile che il privato possa andare da solo perché l’ambito pesantemente regolato ma in parte anche giustamente e perché mi sono dei costi capitali importanti che non sempre il privato è in grado di sostenere solo. Dall’altra parte la collaborazione privato-pubblico può portare a dei risultati notevoli, un settore che mi viene in mente è quello aerospazio, la collaborazione tra Nasa e Elon Musk che ha portato a dei risultati più che importanti.”
Joe Casini: “C’è anche il tema dei controlli perchè poi quando si parla di pubblico-privato è un settore, a partire dalle materie prime e tutta una serie di tecnologie, particolarmente attenzionato e quindi di conseguenza può essere anche più facilmente controllato. Lì la parte dei controlli come avviene? Se un privato vuole entrare in questo sistema che tipo di controllo viene svolto?”
Luca Romano: “Vi sono due tipologie di controlli: quelli fisici e quelli burocratici. Se un privato domani vuole costruire un reattore nucleare innanzitutto deve portare un progetto, supponiamo che io sia un’azienda che abbia sviluppato il mio reattore nucleare quel progetto deve ricevere una licenza, quindi lo devo sottoporre all’ente regolatore che mi dice ‘questo progetto va bene’. A quel punto il modello è approvato per il mercato e io posso poi decidere di venderlo, supponiamo a quel punto che qualcuno me lo compri, allora c’è la fase di costruzione. Anzi ci sono diverse fasi e per ognuna di queste vanno prodotti una serie di documenti: la prima fase è il citing, quindi la decisione, poi c’è la fase di design, devo disegnare una centrale, poi c’è la frase di costruzione, poi la fase di avviamento, commissioning, poi c’è la fase di operazione e poi c’è la fase di decommissioning, smantellamento. Per ognuna di queste fasi bisogna produrre una quantità abnorme di documenti che dimostrino non solo la sicurezza del sito della centrale del reattore ma anche le procedure con cui intendiamo costruirlo, operarlo e smantellarlo. Questi documenti vanno prodotti all’inizio e poi aggiornati costantemente, per esempio per quanto riguarda riguarda la fase di operatività del reattore avevano scritto un articolo proprio qualche giorno fa, il documento più importante da produrre è il SAR, Safety assessment report, va prodotta all’inizio e poi va rifatti i calcoli ogni 5 anni per qualsiasi motivo, poi in caso si sostituiscano delle componenti vanno rifatti i calcoli, ogni volta che si sostituisce il combustibile nel nocciolo va rifatta una parte di calcoli per dimostrare che i contenuti sono gestiti con successo. Questo però ha a che fare con la fase di operazione del reattore, ci sono degli operatori privati però è più facile che il privato costruisca e poi il pubblico operi.”
Joe Casini: “Una delle grandi novità di quest’anno è che abbiamo aperto le domande dal pubblico. Quindi in vista della registrazione lanciamo sui social il box per le domande e ne arrivano un po’ e poi ne giriamo una/due all’ospite. una delle domande che è arrivata è: quali sono i principali rischi nel settore nucleare? Per avere una prospettiva allargata quando si parla di regolamentazione ci sono degli aspetti che possono essere interessanti o non così ovvi che vengono regolamentati e che sono dei rischi?”
Luca Romano: “Sicuramente vi sono dei rischi di cui non sempre si parla che sono ovviamente tenuti ben presente da chi lavora nella fiera, ma non da chi ne è esterno che magari sono i rischi della filiera, cioè le persone, bene o male, hanno l’idea del fatto che una centrale nucleare è una scatola dove metto dell’uranio, però non hanno idea di quali sono i passaggi che portano l’uranio nella condizione di essere infilato nel reattore, per cui c’è l’estrazione dell’uranio e quella solitamente le persone sanno che esiste poi però c’è la raffinazione, lo smelting, la trasformazione in yellowcake, la conversione in esafluoruro, l’arricchimento in centrifuga e la fabbricazione tramite sinterizzazione delle pastiglie di ossido di Uranio che poi vanno nel reattore. Ognuna di queste fasi ovviamente comporta dei rischi e quindi si prendono delle precauzioni per minimizzare questi rischi o mitigare eventuali conseguenze, se i rischi dovessero concretizzarsi, poi in realtà tutto l’approccio nella filiera nucleare segue la filosofia alara che è un acronimo che sta per As Low As Reasonably Achievable, quindi tanto basso quanto ragionevolmente ottenibile per quanto riguarda la dose di radiazioni a cui il pubblico o l’ambiente vengono esposti. Questa filosofia è un po’ del cavolo nel senso che si parte dal presupposto che qualsiasi dose di radiazioni possa essere dannosa mentre non c’è evidenza scientifica di effetti sulla salute sopra i 100 millisievert, però l’approccio è questo, deriva da un’applicazione a mio parere sbagliata, scorretta, del principio di precauzione e quindi vengono prese tutta una serie di misure di sicurezza lungo tutta la filiera anche per quanto riguarda il trasporto. Quando devo trasportare del materiale radioattivo devo costruire dei treni speciali con i vagoni piombati schermati per evitare qualsiasi possibile problematica e nel farlo devo dimostrare che in caso di incidente ferroviario quello magari si ribalta ma non fa uscire niente.”
Joe Casini: “Quindi anche il trasporto è regolamentato, tutta la parte compliance in cui devo organizzare anche gli aspetti logistici.”
Luca Romano: “In molti paesi, alcuni particolari tipi di trasporti, quelli che hanno a che fare con un materiale magari di grado più alto, sono scortati dai militari, ci sono questi convogli speciali con la scorta militare. Per esempio in Francia dove processano combustibile, quindi l’uranio esausto lo portano al centro di urano e separano il plutonio dal resto perché il plutonio lo riciclano. Quel plutonio riciclato, quando poi lo devono portare da qualsiasi parte, essendo che il plutonio è una roba pericolosa viaggia scortato.”
Joe Casini: “Ora c’è il momento della domanda del filo del rasoio. La domanda che ti volevo fare è: si può fermare il progresso? C’è anche quell’aspetto che dicevi tu rispetto al principio di precauzione, questo trade off tra regolamentazione, sicurezza e dall’altra parte innovazione, ricerca, crescita. Dove si mette l’asticella secondo te e in che misura possiamo o non possiamo fermare il progresso?”
Luca Romano: “Ma allora fermare il progresso si può nella storia è stato fatto, ci sono stati periodi in cui si è rallentato di molto lo sviluppo tecnologico e scientifico. La domanda è se si debba fare e la mia risposta è no, non si deve fare. Quello che si può regolamentare sono le persone, si può decidere che ci sono tecnologie che non sono per tutti e lo stesso in qualche misura vale per le tecnologie digitali. Si è parlato in politica di rendere effettivo il divieto di uso dei social network per i bambini, nel senso che tecnicamente nelle norme di utilizzo richiedono che tu abbia 13 anni, però non c’è nessuno che controlla.”
Joe Casini: “A proposito Chat GPT è stata una delle obiezioni.”
Luca Romano: “Esatto, a me va benissimo se vogliamo restringere l’accesso ad una certa tecnologia ad una parte di pubblico, perché non tutti sono in grado di operare quelle tecnologie in maniera sicura per se stessi o per gli altri mi può anche stare bene ma restringere il progresso secondo me è sbagliato sotto ogni possibile profilo. Noi oggi guardiamo alla tecnologia con gli occhi di chi si è seduto sugli allori, noi oggi stiamo tutto sommato bene e quindi diciamo perché ci serve sta roba e questo secondo me è un disastro, nel senso che noi oggi guardiamo sempre a che cosa potrebbe portare il negativo questa tecnologia e mai a che cosa potrebbe portare di positivo questa tecnologia. Prendiamo gli OGM su cui pendono delle fortissime questioni regolatorie, vi sono dei divieti in vigore in molti paesi del mondo incluso il nostro, come facciamo a sapere che questa roba magari non ti faccia male a lungo termine. Gli OGM sono dei vegetali che possono crescere in condizioni dove gli altri non crescono e quindi possono risolvere il problema della denutrizione in molti paesi del terzo mondo, poi le possibili conseguenze tra vent’anni non le so, intanto non facciamo morire di fame la gente e la stessa cosa vale per il nucleare, il rischio peggiore associato alle centrali nucleari è quello dovuto dal non costruirle e lo stesso vale per altre tecnologie. Per cui porre un freno allo sviluppo tecnologico non è solo sbagliato un punto di vista filosofico è proprio sbagliato da un punto di vista umanitario.”
Joe Casini: “Mi ricordo che nella prima puntata dicevi che gli ecologisti più razionali dovrebbero essere in qualche modo i principali promotori del nucleare.”
Luca Romano: “Sì, però adesso non ne sto facendo un discorso ecologista, ne sto facendo un discorso generale e umano. La tecnologia ci consente di stare meglio, lo sviluppo tecnologico e scientifico ci consente di stare meglio, non ho ancora visto un progresso tecnologico che fa stare le persone peggio perché la ricerca va in quella direzione lì. CHAT GPT può facilitare il lavoro ad un sacco di persone si, internet ha creato una conoscenza più diffusa, poi certo ci sono degli effetti negativi però per evitare gli effetti negativi quello che si deve fare non è limitare la tecnologia, al massimo è limitare l’accesso delle persone o l’uso che le persone possono fare di una certa tecnologia.”
Joe Casini: “Durante le puntate delle cose più interessanti che sono uscite parlando di civili, temi legati a LGBTQ+, e così via, quanto è importante essere consapevoli della prospettiva che uno utilizza per guardare i fenomeni e di conseguenza i privilegi che in qualche modo indirizzano questa prospettiva. Mentre parlavi mi veniva in mente il caso dell’editing genetico del Crispr, per esempio se modifichiamo geneticamente le zanzare per evitare che possano portare la malaria e se tu affronti quel tema con un punto di vista privilegiato, occidentale, che non ha problemi di mortalità legati alla malaria pensi che l’uomo si sostituisce a Dio, mentre se tu la affronti dalla prospettiva della gente che tutt’ora muore per la malaria è chiaro che hai un’altra prospettiva sull’argomento. La tecnologia da questo punto di vista è neutra ed è fortemente legata alla prospettiva con la quale la guardiamo.”
Luca Romano: “Sono assolutamento d’accordo, soprattutto quest’ultima cosa che hai detto, cioè molte delle soluzioni tecnologiche sulle quali noi ci permettiamo di dire ‘dimostrami che non fa danno’ è perché magari a noi non portano dei benefici immediati, siamo un po’ viziati, ci permettiamo di sindacare sullo sviluppo tecnologico perché stiamo bene e quindi ci permettiamo di dubitare delle novità perché alla fine noi stiamo bene così, ecco, però c’è una grossa parte di mondo che non sta bene così e che quelle novità le vuole e che alla fine lo sviluppo tecnologico va sempre nella direzione di portare un miglioramento all’umanità perché è l’umanità che lo persegue.”
Joe Casini: “Stiamo andando in conclusione della nostra chiacchierata. La penultima domanda è la cosiddetta birra di troppo. Secondo te si può fare e su cosa si può fare un paragono tra nucleare e intelligenza artificiale?”
Luca Romano: “Oddio, non lo so, nel senso niente. Letteralmente l’intelligenza artificiale afferisce alla sfera meno regolata di tutte che è quella di internet che alla fine è poi il motivo per cui negli ultimi 20-30 anni internet è cresciuto così tanto perchè non ha avuto freni regolatori. Tutt’oggi l’idea di limitare e regolare lo sviluppo delle tecnologie digitali non salta in testa a nessuno, nemmeno quando sarebbe necessario. Io non parlo di regolare le tecnologie, l’ho detto prima, però mettere per esempio dei limiti all’utilizzo dei social network o rendere reato alcune cose che avvengono sui social network è qualcosa che nessun paese oggi fa e nessun paese si sogna di farlo, anche perché sarebbe molto difficile il reinforcing di questa regolazione, però il prestanome bulgaro che scrive dall’Etiopia non è soggetto dalla legge italiana anche se pubblica in italiano per cui è complicato però non si cerca neanche un assetto regolatorio e questo ha fatto sì che internet esplodesse anche perchè non aveva dei freni. Con il nucleare è completamente il contrario, nel senso che è l’industria più pesantemente regolata al mondo anche in maniera del tutto irrazionale, quando c’è stato Fukushima che ha avuto questi problemi perchè c’erano i generatori diesel nei sotterranei hanno obbligato tutte le centrali al mondo a spostare i generatori diesel ai piani rialzati che dal punto di vista concettuale mi sta anche bene, giustamente vogliamo evitare che si ripeta, ma la centrale Tricastin è a 400 km dall’oceano, perchè devi fargli spendere dei soldi per fare dei lavori non arriverà mai un’onda di tsunami a Tricastin.”
Joe Casini: “In conclusione è il momento della domanda tra gli ospiti. I tre ospiti che ti propongo sono Emy Fall, content creator molto attiva su Instagram sui temi dell’empowerment femminile legata al mondo finanziario-bancario. Il secondo è Guido Scorza, garante della privacy con cui ho parlato di temi legati alla privacy e alla gestione dei dati. Il terzo ospite è Alberto Puliafito, direttore di slow news, giornalista che fa giornalismo lento, abbiamo parlato di giornalismo ma anche del tema della lentezza e del rapporto che abbiamo con l’iper produttività e tutto ciò che questa comporta. Di questi tre ospiti quale ti incuriosisce di più?”
Luca Romano: “Forse l’ultimo perché mi sono occupato molto di giornalismo e fake news relative all’ambito energetico.”
Joe Casini: “La domanda che ha lasciato Alberto è: come si fa a non rimanete vittime/dipendenti delle logiche delle piattaforme? In una società che ci spinge a produrre sempre di più come si può fare per andare contro o limitare questo aspetto di iper produzione?”
Luca Romano: “In generale non ho una risposta a questa domanda. Credo che non siano tanto gli algoritmi il problema, nel senso io credo che oggi ci sarebbe spazio per meno produzione di contenuti e più qualità. Anzi, credo che la direzione sia già stata imboccata in molti altri paesi che hanno fatto dello slow journalism uno stile comunicativo diffuso. Se uno va a leggere oggi gli articoli del New York Times o del Washington Post o di altre grandi testate internazionali è raro che ci siano le news sui giornali, ci sono i commenti, le analisi, a parte ovviamente i blog dove ci sono le dirette. Per esempio c’è il New York Time che ha un blog sulla guerra in Ucraina dove oggi giorno se c’è qualche aggiornamento alle 8.37 ci riportano questa notizia e tu puoi seguirlo e anche quello è molto utile perchè riassume le news degli ultimi giorni però le posta in maniera molto sintetica senza commento. Io credo che la direzione del giornalismo sia già quella e credo che sia l’unico spazio che può prendersi, l’idea che gli algoritmi ti penalizzano se produci di meno è un’idea italiana sbagliata che fa sì che il giornalismo italiano oggi abbia una qualità infima perché i giornalisti cercano di inseguire gli algoritmi ma gli algoritmi li educhi, non devi fare quello che vogliono loro, devi insegnarglielo. L’algoritmo di visualizzazione delle storie, dei Reel di Instagram, dei video di Tik Tok lo educhi tu, se tu guardi video di un certo tipo l’algoritmo te ne proporrà di più di quel tipo. Se c’è un’offerta di giornalismo di un certo tipo e le persone la guardano l’algoritmo la proporrà e questa offerta c’è e si sta ampliando, l’unico problema è che le testate mainstream italiane questa offerta non la intercettano. Quindi non credo che ci sia questa spinta a produrre sempre più contenuti, semmai il contrario. Io sono uno che ha puntato molto sulla qualità che sulla quantità dei contenuti, i miei posti sono sempre molto lunghi e molto referenziati e con un sacco di fonti, di dati e via dicendo e non credo di aver mai fatto più di un posto al giorno, se non quando hanno attaccato la centrale di Zaporižžja e arrivavano news tutti i minuti.”
Joe Casini: “A questo punto c’è una domanda che vuoi lasciare in aggiunta a quella che avevi lasciato nella prima stagione?”
Luca Romano: “Mi piacerebbe sapere l’opinione degli altri ospiti sul principio di precauzione e sulla sua interpretazione che a mio parere distorta che se ne da oggi. Cioè il fatto che tu debba trovare il negativo, quindi dimostrare che una certa tecnologia non abbia conseguenze negative, considerando automaticamente lo status quo come accettabile è positivo, se secondo loro è giusto e sensato oppure se non bisogna ripensare il principio di precauzione accettando anche dei rischi in più se questi portano dei benefici tali per cui possiamo risolvere i problemi della società moderna, può essere l’inquinamento o la denutrizione o la malaria.”
Joe Casini: “Bellissima domanda, è un ottimo modo per riassumere tutto quello di cui abbiamo parlato oggi e a seconda di chi la pescherà mi immagino risposte molto diverse. Grazie Luca per essere stato di nuovo con noi.”
Luca Romano: “Grazie a voi per l’invito!”
Joe Casini: “Come al solito vi auguro buona domenica e vi do appuntamento tra due settimane con la prossima puntata.”