Con Ami Fall, divulgatrice finanziaria, parliamo di come la gestione del denaro sia la prossima frontiera della parità tra generi e della libertà individuale.
Joe Casini: “Buongiorno e buona domenica, benvenuti nella nuova puntata di Mondo Complesso il podcast in cui parliamo della complessità del mondo spaziando negli argomenti e cercando però di interconnetterli poi uno all’altro. Lo facciamo sempre con ospiti diversi e oggi abbiamo come ospite Ami Fall, benvenuta!”
Ami Fall: “Buongiorno a tutti!”
Joe Casini: “Ami si occupa di divulgazione in ambito finanziario, è attivissima su Instagram e lo fa perché ha un’esperienza lunghissima in banca, è quindi un settore che conosce molto bene. Oggi parleremo senz’altro di finanza e come al solito poi cercheremo di allargarci un po’. Per cominciare noi abbiamo l’abitudine di fare quella che noi chiamiamo «domanda semplice» ovvero una domanda che dà la possibilità all’ospite di tracciare, di fare il primo passo di questa chiacchierata. Parliamo di finanza, c’è un argomento che è abbastanza ricorrente quando si parla di finanza, soprattutto da qualche anno a questa parte, che è l’autonomia finanziaria; quindi, volevo chiederti se ci potessi raccontare cos’è l’autonomia finanziaria e perché se ne parla sempre più spesso di questi tempi.”
Ami Fall: “Beh sicuramente è un tema che è tornato molto in auge ma soprattutto perché prima l’autonomia finanziaria, la libertà finanziaria era rappresentata, di fatto, dal posto fisso, quindi io ho delle entrate periodiche sicure fino alla pensione e sono libero di prendere decisioni nei limiti della mia vita e del lavoro che ho. Invece con il farsi avanti di situazioni sempre più precarie, poi i nuovi imprenditori, c’è la partita IVA ma come la nuova frontiera della libertà, le grandi dimissioni, il desiderio di non fare lo stesso lavoro per tutta la vita, si è capito che in realtà un cuscinetto di soldi – cioè dei risparmi da parte – sono necessari per essere veramente liberi, per prendere delle decisioni che possono cambiare radicalmente la nostra vita. Cosa che fondamentalmente le donne probabilmente già sapevano perché le donne sono le regine della discontinuità lavorativa, nel senso che, anche solo per motivi biologici, prima o poi capita che ci siano delle interruzioni nel percorso lavorativo. Quindi, le donne sapevano già dell’importanza dei risparmi ma non avevano i mezzi, soprattutto ringraziando il gender gap, per poterli approntare. Questo tema è diventato importante in altre fasce di popolazione, quindi gli uomini, i giovani, c’è la necessità a prescindere da quanto guadagni che per poter fare ad un certo punto della propria vita il salto di qualità, prendere altre vie o altre scelte, è necessario aver qualcosa da parte, cioè non si può ricorrere sempre al debito perché prima si pensava «ho un lavoro a tempo indeterminato, voglio far qualcosa chiedo in banca, faccio un mutuo o un prestito» cosa che adesso è molto più difficile soprattutto con le nuove professioni.”
Joe Casini: “Questo è un argomento che è ricorrente, parlando di sistemi abbiamo più volte parlato di gradi di libertà quindi meno vincoli ci sono quanto più un sistema è in grado di adattarsi e quindi di essere efficace anche quando cambiano i contesti. È un po’ la stessa cosa: nella misura in cui siamo meno vincolati dal punto di vista economico, tanto più siamo capaci di adattarci ai cambiamenti dei nostri contesti, quindi cambiamenti lavorativi o, come dicevi tu, delle gravidanze. Mi colpiva molto che poi tu hai fatto subito riferimento alla questione di genere perché, in qualche modo, parlando di autonomia finanziaria, il tema gender gap è fondamentale. Qualche puntata fa, facendo una chiacchierata con Isabella Borrelli e Azzurra Rinaldi quest’ultima diceva che dal punto di vista dell’autonomia femminile spesso questa viene resa impossibile dal fatto che è l’uomo che gestisce i soldi; quindi, c’è anche una questione dal punto di vista di chi gestisce il portafoglio in famiglia che determina poi dinamiche di potere nelle famiglie, è qualcosa che ti è famigliare o ti viene in mente qualcosa su questo?”
Ami Fall: “Sì, il discorso della gestione del denaro è sempre molto attuale, in realtà quello che si sta facendo avanti, ovviamente non per tutte le donne e non per tutte le situazioni, è una presa di coscienza, della necessità di essere autonomi nella gestione o almeno condividere la gestione. Il fatto di dare a scatola chiusa il proprio portafogli in mano all’uomo di casa, che può essere il papà, compagno, marito, sta diventando una cosa che le donne non si sentono più di voler fare così sulla fiducia. Quindi il problema è che questa necessità è anche dovuta dal fatto che il mondo finanziario è sempre stato molto respingente, anche una donna dotata di tanta buona volontà, di andare in banca e gestire i propri soldi spesso si è trovata davanti a persone o strutture o sistemi non molto friendly nei confronti della donna, per cui magari essere trattate con superficialità, battute, comunque situazioni che mettono in imbarazzo una persona che con tutta la buona volontà magari vuole accedere a questa tipologia di servizi. Il venir meno anche del contatto personale, per cui banche online, app, tutto quello che vogliamo, ha fatto si che venisse anche meno questa paura; quindi, è sempre più importante la preparazione riguardo la tematica e che non dipende sicuramente dal fatto che uno sia un uomo o una donna, quindi si sta aprendo una nuova frontiera da quel punto di vista.”
Joe Casini: “C’è una domanda che ti volevo fare. Noi qui abbiamo spesso avuto come ospiti persone attive su Instagram e questa è una domanda che ho sempre fatto e che mi incuriosisce molto dal punto di vista umano: come ti è venuto in mente di aprire un profilo su Instagram su queste tematiche per fare divulgazione finanziaria? Tu come hai iniziato, come ti è venuto in mente e com’è stata come esperienza in questi mesi?”
Ami Fall: “È stata solo un’osservazione empirica della realtà che mi circondava, nel senso che nel 2018 bazzicando sui social ma proprio come utente per curiosare, avevo visto che c’era molto fermento soprattutto a livello di imprenditoria femminile, quindi tante pagine di empowerment ma anche di donne con la loro attività in proprio, freelancer, artigiane… mi sono chiesta quando ero direttore quante donne da sole sono state mie clienti? A quante donne ho fatto il mutuo prima casa, a quante donne ho dato un prestito per avviare l’attività? Di fatto, nella provincia di Brescia dove ho lavorato quasi venti anni mi era capitato una volta sola e zero per le attività, e quindi mi sono detta «le donne non hanno bisogno di soldi o non entrano in banca?», ho approfondito il tema e anche li ho trovato veramente pochissimo materiale, non stiamo parlando di cent’anni fa, stiamo parlando del 2018 dove gli studi che avevo trovato erano comunque risalenti a prima delle 2009, un’altra epoca a livello finanziario e il risultato che portavano era che le donne non entravano in banca ma che anche se fossero entrate non sarebbero state finanziate perché c’erano delle limitazioni a livello di sistema più mentali che matematici. Un caso è quella discontinuità lavorativa di cui si parlava, anche una donna con la sua attività può incorrere a lavori di cura per cui non solo figli ma anche parenti, genitori anziani che possono influire parecchio sull’attività di una freelancer o di un’artigiana che ha pochi dipendenti. Poi sono andata ad un evento, sempre al femminile dove c’erano tante imprenditrici, tante giovani ragazze più che altro in partita IVA e io mi ritenevo un po’ la reietta, dicevo «queste fanno tutte cose bellissime e autonome mentre io lavoro in banca» e invece poi mi sono accorta che appena dicevo che lavoravo in banca tutte mi facevano domande tecniche per difficoltà che avevano avuto. Quindi mi sono detta «io non sarò né glamour, né fashion perché lavoro in banca però so delle cose che posso servire, come faccio a trasmetterle a tante persone?»… ovviamente la risposta è stata tramite i social! Ci ho lavorato un annetto prima di mettermi online e poi il progetto è partito, però avevo le idee chiare di quello che volevo, cosa volevo comunicare e con che modo e mezzi, poi dopo è venuto tutto molto più semplice.”
Joe Casini: “Hai parlato di imprenditoria femminile in generale però nella tua esperienza in prima linea ma anche come osservatrice del settore credi che in qualche modo è cambiato sia il ruolo sociale delle banche, le funzioni di credito, sia le aspettative e il modo in cui viene approcciato dalle persone. In questi venti anni di esperienza è cambiato qualcosa, si sta muovendo qualcosa, come si sta trasformando questo settore?”
Ami Fall: “È in fermento, nel senso che io ho iniziato nel 2001 in banca e ti posso dire che ci sono state proprio delle fasi molto diverse. C’è stato un periodo, che io chiamo «dell’innocenza», che era quella che le persone venivano in banca e il bancario era come il prete di paese, se tu gli raccontavi una cosa, era più o meno un tuttologo, riusciva a rispondere a tutto ma era un mondo molto più semplice, quindi era un ruolo anche sociale. Successivamente, con la crisi del 2009, con i tagli del personale, interventi legislativi che hanno reso più difficile l’accesso al credito. Un tempo c’era proprio la conoscenza personale, nel senso questa persona ci chiede dei soldi ma viene da una famiglia «x», non necessariamente una famiglia facoltosa, bastava che fosse una famiglia conosciuta sulla piazza come persone serie ed era già un po’ più semplice. Poi con la crisi del 2009 e la contrazione del debito, ma non solo anche del personale in banca, è venuto un po’ meno quel rapporto personale-fiduciario che c’era e la gente si è trovata molto spaesata. Un mondo cambiato molto velocemente che ancora adesso si sta un po’ aggiustando. Sicuramente le normative nuove a livello europeo che sono state introdotte rendono tutto molto più matematico e difficile, nel senso che se hai i numeri, se hai i dati puoi accedere al credito, se non li hai ritenta sarai più fortunato. Sicuramente è molto più difficile in un mondo come quello italiano dove in passato il bilancio o la dichiarazione dei redditi era molto diversa da quella che era poi la realtà dei fatti, richiede un forte cambiamento culturale perché non è più così, non è più accettabile. O i dati mostrano una certa sostenibilità altrimenti non avrai gli strumenti che ti servono quindi un cambiamento che è avvenuto abbastanza repentinamente perché stiamo parlando del 2012, in meno di dieci anni è cambiata completamente anche questa situazione. Dieci anni di tassi bassi hanno portato a spingere soprattutto sui servizi piuttosto che sul credito, è cambiato anche il business model…”
Joe Casini: “Oggi abbiamo parlato di tante cose che ci sono familiari per chi ascolta il podcast. Per esempio, questo fenomeno che hai raccontato ne abbiamo parlato anche nella newsletter a proposito delle dinamiche con cui il potere si organizza quando avviene uno shock esterno al sistema e quindi il sistema perde il suo equilibrio precedente e quello che viene fatto di solito per ripristinarlo è cercare di semplificare l’ambiente. Mentre lo raccontavi mi è venuto in mente questa cosa perché prima c’era un ambiente finanziario molto più ricco perché in tutti i suoi nodi, le filiali, poteva esprimere una maggiore varietà di condizioni, equilibri, gestita da maggiori informazioni, magari si potevano personalizzare maggiormente i servizi a un certo punto c’è stata la crisi e c’è stato il bisogno, per riacquistare controllo sul sistema, di semplificarlo ovvero standardizzarlo, mettere le norme uguali per tutti in qualsiasi parte. In questo processo secondo te si è perso qualcosa? E secondo te cosa si è perso?”
Ami Fall: “Secondo me si è perso il discorso umano soprattutto in ottica consulenziale, nel senso che la standardizzazione dei prodotti dovuta anche alle nuove tecnologie che hanno portato ad avere tutti dei prodotti standard, l’arrivo della concorrenza, che possono essere le app, i conti online, che hanno fatto sì che tutti cercassero di spostarsi sulla novità del momento o comunque sui prodotti di maggior successo, quindi c’è stata questa forte standardizzazione. Una grossa perdita del rapporto fiduciario, perché comunque non dimentichiamoci che i soldi sono un argomento estremamente delicato, dove la firma, l’investimento, la concessione del mutuo, l’ultimo pezzettino comunque è un attimo di fiducia o della banca nei confronti del cliente o del cliente nei confronti della banca o del consulente. Il venir meno di quel passaggio lì adesso si vede che sta creando dei problemi, nel senso che adesso c’è di tutto, piattaforme più o meno truffaldine, consulenti, si è aperto un sottobosco di personaggi più o meno trasparenti che di fatto giocano su quel discorso li, sulla fiducia, sulla bramosia, sulla golosità. Hanno riportato il fattore umano in strutture che si stavano disumanizzando non sempre però nell’atto positivo della cosa e questo è preoccupante.”
Joe Casini: “Pensando appunto a quello che dicevi sulla firma e gli investimenti mi è venuto in mente che di solito quando vai ad aprire un portfolio per fare qualche piccolo investimento in banca c’è quel questionario che viene fatto sul grado di conoscenza sulle conoscenze economiche che hai. Questo è un altro tema ricorrente del podcast, ovvero come la cultura diventa abilitante soprattutto quando ci sono cambiamenti tecnologici. Tu dicevi sta cambiando a livello tecnologico il panorama, ci sono soprattutto molto disintermediazione oppure nuove forme di investimento, intendo strumenti, che magari sono più accessibili; quindi, invogliano anche di più a fare alcune operazioni; per contro se non hai un adeguato livello culturale tutto questo diventa un boomerang. Anche nella tua esperienza di divulgazione sui social che tipo di feedback hai avuto? Una volta c’era il rapporto fiduciario-personale con il consulente in banca, oggi invece siamo nella possibilità di sperimentare e variare di più, scaricando l’app quando siamo sul divano e fare qualche piccolo investimento ma poi abbiamo gli strumenti? Perché se non abbiamo gli strumenti per farlo tutto questo si ritorce contro.”
Ami Fall: “Sì, la conoscenza in questa fase è di fondamentale importanza ma io parto sempre dal presupposto che la prima conoscenza che bisogna avere quando si parla di denaro, per cui che sia finanziamenti, mutui, investimenti, è di se stessi perché non c’è materia più personale e personalizzabile come lo sono i soldi. Nel senso che per prima cosa bisogna viverla con serenità e soprattutto fare le cose che vanno bene a noi, non il trend del momento perché un esempio che mi viene da fare da donna è che se io so che per me vanno bene le scarpe basse ma vanno di moda i tacchi a spillo e mi sforzo di prenderli e utilizzarli prima o poi soffrirò come un cane e li lancerò dalla finestra, la stessa cosa è se io mi affido al trend del momento voglio partire in corsa dei prodotti dove sembra che tutti diventano ricchi ma non fanno per me perché in realtà io non sono una persona che rischia, alla prima avvisaglia di perdita mi dispererò, non ci dormirò la notte!”