Con la coppia nota col nickname Le Sex en Rose parliamo di sessualità, di monogamia, poligamia e poliamore: tra identità digitali, stigma e libertà.
Joe Casini: “Buongiorno e buona domenica, benvenuti a una nuova puntata di Mondo Complesso, il podcast in cui parliamo di complessità e di come il mondo sta cambiando da un po’ di anni a questa parte grazie a questa nuova complessità. Oggi parleremo di un argomento molto interessante, parleremo di sessualità e lo faremo con Ivano e Morena, benvenuti! Ivano e Morena sono meglio conosciuti sui social come Le Sex en Rose e sono sex blogger, quindi si occupano di divulgazione per quanto riguarda i temi della sessualità. In apertura nel nostro podcast abbiamo un momento per permettere agli ospiti di mettere a fuoco la puntata con quello che chiamiamo il «momento della domanda semplice», quindi una domanda in apparenza molto semplice che poi realtà l’ospite risponde come vuole, ma soprattutto permette di iniziare a tracciare un po’ insieme la rotta della chiacchierata che faremo. La domanda che vi vorrei fare per partire è: cos’è il sesso?”
Morena: “Ci possono essere molte risposte per ogni persona! Cos’è il sesso nella nostra società? Cos’è il sesso nella visione eterotipica? Perché dovrebbe essere qualcosa di strettamente personale, ma in realtà in questo tempo, in questa cultura, in questa società è qualcosa di molto normato e molto definito. Mi piace anche distinguere tra sesso e sessualità. Noi ci teniamo a dire che parliamo di sessualità perché quando pronunci la parola sesso nella testa delle persone già si crea un’immagine di una dinamica molto fisica, di una pratica, di un’esperienza veramente fisica. In realtà ci piace parlare di sessualità come quella dimensione della vita umana che può essere veramente diversa per ogni persona e che coinvolge la sfera emotiva, la sfera fisica, tante dimensioni della persona.”
Ivano: “Sicuramente non è mettere una cosa dentro un’altra cosa, non finisce lì!”
Joe Casini: “Un’altra domanda che volevo fare per cominciare a conoscervi, soprattutto per gli ospiti che ancora non vi conoscono, voi siete una coppia giusto?”
Morena: “Giusto.”
Joe Casini: “Quindi lavorate insieme e fate appunto questa attività – soprattutto sui social – di divulgazione… quindi vi volevo chiedere com’è stato il vostro primo incontro proprio come coppia e quando come coppia avete deciso di aprire una finestra anche sulla vostra sessualità e parlare di sessualità?”
Ivano: “Noi siamo insieme da tantissimo tempo, questo bisogna dirlo, e abbiamo fatto nel frattempo per arrivare fino a Le Sex en Rose un percorso, un percorso che per i primi nove anni era un po’ come – non so se hai visto quel film «Il giorno della marmotta» – giorno dopo giorno, tranne alcuni picchi, si ripeteva la dinamica sempre allo stesso modo. Eravamo una coppia profondamente monogama e ci facevamo contaminare da tutte quelle persone che intorno a noi erano come noi, quindi monogame. Vivevamo l’uno per l’altra: «la metà della mela», «tu sei mia io sono tuo»… tutte quelle dinamiche un po’ anche tossiche che non ci permettevano di riuscire veramente ad ampliare la nostra visione e anche il nostro piacere. Ma non lo sapevamo, è un po’ come il Matrix finché ci sei dentro non ti fai neanche le domande. Poi ad un certo punto questa cosa qua c’è stata un po’ stretta. Dopo circa otto anni che stavamo insieme ci siamo resi conto che erano arrivati a un punto che poteva essere sicuramente un punto di arrivo per quanto riguardava il nostro piacere sessuale, per cui abbiamo provato tante cose e tutte quelle che erano «accettabili». Accettabili non da qualche entità molto elevata, accettabili per noi, sia per l’immagine che avevamo dato noi stessi all’altro e viceversa l’immagine che avevamo noi stessi di noi stessi. Cioè non volevamo essere delle brutte persone neanche per noi. Quindi tutto quello che ci era stato insegnato che in teoria potevamo fare l’abbiamo fatto, grosso modo.”
Morena: “C’è da dire che entrambi arriviamo anche da contesti familiari con una certa chiusura mentale, quindi avevamo ereditato tutta quell’educazione anche cristiana cattolica. La vergogna, il senso di colpa, erano concetti che noi avevamo ereditato e che utilizzavano come metro di giudizio nei nostri stessi confronti.”
Ivano: “Non è che siamo contro la religione cattolica cristiana…”
Joe Casini: “È molto interessante perché in realtà è un atteggiamento che penso tutti a un certo punto hanno avuto, per le aspettative sociali su quello che è normale fare della nostra vita. Vale per il sesso, vale per il lavoro, per fare l’università… sono dinamiche in cui poi ci si ritrova un po’ tutti, quindi questa è molto interessante. Voi da questo punto di vista avete avuto un momento di crisi, di messa in discussione che vi dà la possibilità poi di ridefinire la vostra normalità. Com’è andata?”
Morena: “Abbiamo deciso di metterci in gioco, abbiamo capito che arrivati a quel punto o facciamo qualcosa per continuare a far evolvere la nostra relazione oppure ci dovevamo un po’ rassegnare e proseguire il nostro percorso di coppia come la società ci insegna che funzioni. Quindi magari sposarsi, fare dei figli, costruire una famiglia, invecchiare insieme.”
Ivano: “Non che siano delle cose negative, però magari sembra un percorso obbligato.”
Morena: “Comunque non volevamo accontentarci solo di quello. Ci sembrava anche un po’ di sprecare tutto quell’amore che abbiamo coltivato fino a quel momento. Noi ci amavamo tantissimo, non è che siamo arrivati a un punto di crisi di coppia. C’era tantissimo amore, però ci sembrava di aver visto tutto quello che potevamo vivere e quindi non ci bastava questa prospettiva.”
Ivano: “Allora abbiamo fatto così, abbiamo detto «sposiamoci». In realtà poco prima era stato un «ok come funziona di solito?», ci siamo detti innanzitutto che la gente si fa gli affari propri, nel senso che tu ti cerchi uno, io mi cerco una e ci facciamo gli affari nostri, senza dircelo.”
Morena: “Tradimento basic.”
Ivano: “Però la domanda è stata un po’ anche questa: dopo tutti questi anni che vivevamo insieme, uscivamo con gli stessi amici, quindi c’era veramente una profonda conoscenza, una profonda condivisione. Non era solo un rapporto d’amore, quindi abbiamo detto «vogliamo veramente prenderci per i fondelli»? Non ha senso, però non ha neanche senso mollare tutto e ricominciare da un’altra parte facendo un altro giorno della marmotta per due, tre, quattro, dieci anni per poi arrivare a un punto in cui dici – e adesso? È possibile che siamo condannati a questa ciclicità? E allora Morena che è una persona molto coraggiosa – mi dispiace fare un discorso di genere, le donne sono molto più coraggiose degli uomini sotto l’aspetto emotivo – ha detto «ma sai ho sentito qualcuno che fa anche delle cose sessuali, tipo gente che fa scambi di coppia, gente che apre la coppia ad altre esperienze, terzi, quarti»… lì per lì ero incuriosito, però lo sai siamo sempre abituati noi maschi a trascinarci, per quanto va male, l’importante è che vada! Quando poi non va allora c’è un problema, però poi è troppo tardi a quel punto e io pensavo «ok tutta questa roba qua, però il pene voglio che sia solo il mio» e quindi le ho chiesto alla larghissima se lei fosse disponibile eventualmente con un’altra ragazza e lei mi ha detto sì. Allora ho detto «facciamolo», poi da quella chiacchierata il «facciamolo» è diventato «se capita» e siamo andati in giro sempre con quell’occhietto come a dire «qualcuna la troviamo». Però la gente non è che ce l’ha scritto in faccia, anzi la gente queste cose qua le vuole nascondere, reprimere. Magari poi gli capita di farle ma non ne parla neanche. Quindi come fai a capire se è reale questa roba qua oppure sei tu che sei un pervertito?”
Morena: “Noi stessi non ne parlavamo con altre persone, parlavamo solo tra di noi e ci giudicavamo anche per questo. Avevamo questo retaggio che ci diceva che comunque stavamo facendo qualcosa di sbagliato in fondo, di perverso, di trasgressivo in un accezione negativa.”
Joe Casini: “Vi interrompo un attimo su questo perché è una dinamica che nel corso del podcast abbiamo incontrato spesso parlando veramente degli argomenti più disparati e che in qualche volta mi sembra la stiate anche raccontando voi. Noi come persone siamo ovviamente dei sistemi e quindi abbiamo dei momenti equilibrio, prendiamo delle misure sull’ambiente in cui siamo cresciuti e rispetto ai quali ci siamo adattati, insomma raggiungiamo un equilibrio. Poi arriva uno shock che ci fa perdere quell’equilibrio e di solito gli atteggiamenti sono due: o il sistema si sfalda – e nel caso della coppia poteva essere la separazione – quindi si andava a perdere complessità, si andavano a perdere un sacco di belle cose… oppure bisogna aumentare la complessità e, nel vostro caso, mi sembra di capire dal racconto che state facendo è stato così. In generale mi sembra ci sia stato un passaggio, che state raccontando, proprio dal punto di vista culturale di trovare nuovi modi per affrontare nuovi argomenti: e questo è un momento arricchente, diventa un momento in cui si tirano fuori cose nuove e si scoprono cose nuove.”
Ivano: “Siamo passati in realtà da momenti molto bassi, dico sinceramente, perché a un certo punto continuiamo a raccontarci queste cose qua come se fossero delle fantasie, ma anche durante il sesso, questa cosa qua cresceva tantissimo. Poi però nella vita reale creava frustrazione perché a noi non capitava, a questo punto abbiamo capito che non è che dovevamo aspettare ma dovevamo metterci in moto affinché queste cose qua potessero capitare. Dopo dei maldestri tentativi nella vita reale, nelle discoteche piuttosto che in locali, abbiamo detto «non è questa la dinamica che fa per noi» perché non riusciamo ad immedesimarci nella situazione dove c’è bisogno di corteggiare una persona. Perché noi eravamo una coppia forte, però era difficile staccarsi dalla coppia per poter conoscere qualcun altro che potesse interessarci anche sessualmente. Metteva in crisi il nostro rapporto e quindi proprio visivamente non ci veniva, non riuscivamo. Allora siamo andati su internet. Su internet la prima cosa che esce fuori quando cerchi i siti di coppia sono i siti scambisti, ci siamo iscritti a un sito scambista e lì ci sono veramente brutte persone perché su questi siti qua quelli che avevamo trovato noi all’epoca erano solo brutte persone nel senso che non lo sapevi come erano ma sapevi benissimo come erano i loro genitali ed è una cosa terribile, terrificante.”
Morena: “Per riagganciarci con il discorso della complessità ci siamo dovuti conoscere in situazioni nuove e sotto un’altra luce, cioè abbiamo proprio messo in discussione la nostra stessa identità sessuale. Soprattutto abbiamo capito che c’era molto da vivere al di là di quel immaginario erotico molta etero-normato che avevamo ereditato da porno, film, serie tv. Quindi abbiamo dovuto decostruire tanto perché noi ci siamo affacciati a questo mondo, a questa apertura con queste lenti molto normate che abbiamo però dovuto riconoscere e poi distruggere e vivere la cosa in maniera diversa. Cioè adottare proprio un’apertura mentale, culturale aprirci alla conoscenza delle persone e alla conoscenza di noi anche, capire come la nostra dinamica si trasformava in situazioni dove non eravamo più da soli e vedere l’altra persona coinvolta con una persona esterna. Relazionarci con persone, magari anche dello stesso genere. È stato proprio un percorso di conoscenza molto profondo.”
Joe Casini: “Da come lo raccontate per esempio il fatto di aprirsi ed utilizzare i social sembrerebbe molto naturale, è stato un percorso di apertura effettivamente così naturale? Com’è andata poi il momento di trasformarla in qualcos’altro anche?”
Ivano: “In questo Morena, di nuovo, è stata la pioniera. Avevamo comunque una serie di curiosità che non si erano esaurite semplicemente cercando su internet. Anzi, cercando su internet ci sentiamo molto sbagliati perché le risposte che trovavamo per le nostre curiosità sessuali erano o molto estreme – o molto «mediche». Non c’era una via di mezzo umana che ti spiegasse: guarda questa cosa qua che stai provando è normale, funziona così e si chiama in questo modo qua e puoi trovare tante altre persone come te fanno questo tipo di esperienze. Non c’era niente in italiano, al che Morena si è iniziata ad interessare a media internazionali inglesi e americani e ha visto che c’erano delle risposte e quelle risposte lì erano molto dettagliate e spiegavano veramente come comportarsi, come fare, tante cose.”
Morena: “Le possibilità, le alternative, perché poi ci interessava quello però noi avevamo trovato giusto lo scambismo e nient’altro e invece erano interessati a capire cosa ci fosse da esplorare di più.”
Ivano: “Esatto e quindi ha iniziato a prendere tipo il 5% del nostro tempo lavorativo, abbiamo aperto un blog per scrivere qualche articolo perché secondo noi c’erano altre persone che avevano queste domande e volevamo metterle a disposizione delle persone in modo tale che non tutti debbano fare i nostri errori prima di arrivare a trovare il piacere sessuale. E quindi è cominciato così.”
Morena: “Anche perché a quel punto il tema della sessualità era veramente diventato centrale nel nostro rapporto, però ci rendevamo conto che altre persone facevano davvero fatica ad affrontarlo in maniera libero e naturale. Tolto le battute goliardiche, i discorsi sulle prestazioni, dimensioni, frequenza, durata… andare oltre era complicato e ci siamo detti: proviamo a mettere su questo blog con degli articoli e vediamo se qualcuno li legge!”
Ivano: “E in realtà la prima settimana dopo che ha aperto il blog è andata in diretta con Linus e Nicola di Radio Deejay e il blog è passato da tipo cinque visite all’anno a centomila in un’ora.”
Joe Casini: “È bello perché poi alla fine si parla sempre di cultura, nel senso la ricerca che facevate di informazioni è comunque un percorso culturale, sono culture che crescono e si sviluppano, quindi la domanda che voglio farvi è: qual è dal vostro punto di vista l’atteggiamento culturale che incontrate nel momento in cui raccontate, fate divulgazione e parlate di sessualità? Per quelli della mia generazione sicuramente, rispetto a quando eravamo ragazzini ad oggi già si sono visti parecchi cambiamenti, però com’è il clima che trovate nei vari posti? Perché poi immagino cambia moltissimo se uno fa divulgazione sui social piuttosto che in altri posti.”
Morena: “Già rispetto a quando abbiamo fondato Le Sex en Rose le cose sono cambiate molto. Oggi ci sono tantissimi spazi online e sui social, tanti blog, siti dove si cerca di scardinare un po’ la cultura repressiva e di trattare questo tema. Quando abbiamo creato noi Le Sex en Rose in Italia non c’era quasi niente, quindi le cose stanno cambiando e questo è positivo. Stanno cambiano in modo più lento di quello che vorremmo, questo sì, perché ci trasciniamo questo retaggio. C’è un divario tra una parte di popolazione che è curiosa, che magari viene in contatto anche con queste informazioni perché ha un accesso a questo tipo di informazioni, e un’altra parte invece che è più appesantita dal retaggio culturale e repressivo o che non ha gli strumenti per informarsi o banalmente non ha una persona che gli dica «guarda che esistono alternative, guarda che esistono questo tipo informazioni». Qui c’è tanto divario in questo momento, siamo ancora in una situazione culturale molto negativa, cioè respiriamo ancora questa cultura negativa della sessualità. Il sesso viene sempre visto come qualcosa di sporco, che contamina le persone, che toglie qualcosa. Un po’ in contrapposizione con l’amore che invece è sempre una forza incredibilmente, narrata in modo molto positivo. Poi abbiamo tutta la retorica dell’amore romantico, queste cose esistono ancora, la cultura è quella però la si sta cambiando.”
Joe Casini: “Abbiamo spesso parlato degli effetti della polarizzazione sui social, questo atteggiamento voi sui social lo ritrovate? Cioè è più la capacità di crearsi un proprio pubblico, una nicchia, oppure questo atteggiamento culturale anche sui social genera poi haters?”
Ivano: “Diciamo che l’atteggiamento dei social castra abbastanza l’attività nel nostro caso specifico. Nel nostro intendo persone o profili che parlino di sessualità o di sesso. Questo diventa un ulteriore ostacolo nella ricerca di informazioni e anche per altre cose un ulteriore rassicurazione, come se fosse una sorta di coperta di Linus nei confronti di tutto quello che culturalmente ci distanzia da quello che è il piacere sessuale. Perché? Perché i social scoraggiano qualsiasi cosa che parla di sessualità. Noi incontriamo degli ostacoli ogni volta che pubblichiamo e questo fa sì che ci trovino soltanto le persone che in un quadrato semiotico sono definite come «esplorative». Riusciamo a raggiungere quelle persone esplorative, ma è ancora più piccolo il nostro bacino perché dobbiamo trovare delle persone esplorative che si siano fatte delle domande riguardo la loro vista sessuale e che abbiano poi dopo la fortuna e il caso di incontrare il nostro profilo. Quindi il discorso della polarizzazione sì, fino ad un certo punto, perché non dipende strettamente da noi. Noi quello che possiamo fare è continuare a fare un buon lavoro e fare in modo che le persone nel momento in cui ci scoprono, facciano a loro volta del buon passaparola. Purtroppo funziona ancora così perché siamo quel tipo di consiglio, quel tipo di informazione che non vuole essere trasmesso in questo momento e tutti i media intorno a noi rafforzano questa idea. La televisione mainstream, i giornali, i media online e offline parlare di tante cose, poi quando si arriva al discorso sessuale è un po’ il circo, non è mai un di parlare in maniera seria…”
Morena: “Fare cultura sulla sessualità è ancora complicato.”
Ivano: “Ma al massimo è qualcosa di cui parlare in maniera molto medico-scientifica se ci sono dei problemi. La cosa bella è che ci sono tanti piaceri ed è quello di cui parliamo noi mentre invece le informazioni che passano sono soltanto quelle dei problemi, che sono le stesse informazione che passano dalla scuola, che sono le stesse informazione che poi passano anche dai social. La sessualizzazione del corpo, il capezzolo femminile che non può essere esposto ma se tu hai fatto una mastectomia perché hai avuto un brutto male quello va bene, non ci sono solo problemi. La sessualità è a 360° una cosa che riguarda tutti noi, tutti gli aspetti della nostra vita, anche per fortuna il piacere.”
Morena: “Il piacere è veramente ancora censurato. È ovvio che la censura manda un messaggio opposto a quello che vogliamo mandare noi, quindi noi ci troviamo a comunicare, a divulgare, su un social che non ci vuole sostanzialmente. Se parliamo anche proprio della comunicazione sui social, secondo me, siamo in un momento molto sperimentale dove ci sono delle bolle di grande apertura, però a volte questo apertura diventa dogmatismo, soprattutto in questo momento storico. Arriviamo da un momento molto critico che ha creato delle spinte molto individualiste, quindi è vero che abbiamo quest’idea del social che mette in comunicazione le persone ma secondo me in questo momento li stiamo usando in modo non ottimale. C’è tanto dogmatismo, idolatria, le persone sono molto divise, molto aggressive… c’è la voglia di distruggere un sistema che evidentemente non funziona, ma ci si sta incagliando un pochino, però è inevitabile. Siamo in un momento di sperimentazione, per cambiare devi anche fare dei tentativi, quindi ecco secondo me in questo momento siamo tante persone che stanno tentando di fare delle cose, facendo anche degli errori.”
Ivano: “C’è tanta energia che vuole esplodere e sono tanti i modi di poterla incanalare. Noi proviamo a far sì che questa energia venga incanalata in maniera molto positiva. Infatti quando tu menzionavi gli haters noi non ne abbiamo obiettivamente, nel senso che le persone quando si rivolgono a noi – probabilmente perché arrivano anche da altri profili – si muovono in maniera molto gentile. Noi cerchiamo di essere gentili e cerchiamo di capire che a volte le persone non hanno magari la proprietà di linguaggio per poter parlare di questioni che riguardano la sessualità. Quindi magari sono molto volgari perché non sanno veramente come esprimere quello che loro stanno provando. Nel momento in cui spieghi loro come funziona, come si potrebbero approcciare meglio in modo tale che non facciano patire a te un disagio, allora si calibrano diversamente. Quindi è solo una questione culturale bastano veramente tre o quattro parole per riuscire a essere tutti quanti su una linea base che non urta nessuno.”
Morena: “Bisogna cercare il confronto, trovare un linguaggio comune per parlarsi davvero, non solo per sputare delle informazioni e aspettare che le persone le capiscano. Non ci si può aspettare questo, bisogna fare uno sforzo sia da una parte che dall’altra. Poi non è che noi abbiamo la verità, come non ce l’hanno tantissime altre persone che divulgano.”
Joe Casini: “Vi capita di ricevere richieste o domande di persone che hanno delle difficoltà simili a quelle che avete incontrato anche voi all’inizio e che trovano nella vostra pagina un punto di riferimento, ma che magari andrebbero indirizzate anche altrove da parte di una società più recettiva? Non solo attraverso questi canali che si creano spontaneamente, ma magari in maniera più strutturata…”
Ivano: “Richieste particolari non arrivano, nel senso che siamo molto fieri del fatto che nella vita del canale abbiamo ricevuto soltanto o due «dick-pic» di cui una per errore da una persona che conosciamo, che ci aveva valutato in maniera differente rispetto a quello che noi siamo e ci ha chiesto mille volte scusa. Però la cosa bella è che le persone ci scrivono e tu immagina Le Sex en Rose come se fosse un grande condominio e sotto ci sono due portinai e il portinaio sa tutto e si confidano con noi come se fossimo i portinai di questo grande condominio. Ci raccontano delle cose molto intime, che noi non avevamo mai sentito prima e che ci danno degli spunti anche per poter creare poi degli articoli o dei contenuti in modo tale che tante persone possano essere messe al corrente che esiste un tipo di pratica, un tipo di problematica, un tipo di piacere, un tipo di posto che tutti quanti ne godano. In modo che anche la persona che ha scritto magari per avere più informazioni riguardo a una problematica o un particolare feticismo, quello che vuoi tu, possa trovare anche nei racconti di altri che noi pubblichiamo anonimi un po’ di confort.”
Joe Casini: “infatti vi facevo questa domanda perché siamo un paese dove l’educazione sessuale nelle scuole è praticamente assente. Tra l’altro poche settimane fa c’è stato un episodio, mi sembra forse Salvini, che aveva ritwittato un sondaggio dicendo «la maggior parte dei genitori non vuole educazione sessuale alle elementari, lasciamo i bambini in pace» quando poi le statistiche dicono che nei paesi dove si fa educazione sessuale fin dalle elementari non soltanto diminuiscono le gravidanze in età adolescenziale ma esce fuori anche tutto un disagio legato al tema dell’identità, si crea mano violenza. La domanda che vi volevo fare è: sentite di sopperire ad una carenza sociale? Quando andate a fare divulgazione fuori dai social che tipo di reazione avete?”
Morena: “Sì, in qualche modo si, nel senso che è un ruolo che un po’ ci sentiamo e anche che ricerchiamo credo. A noi piacerebbe tantissimo parlare nelle scuole, abbiamo parlato in università per adesso, non siamo riusciti a scendere di età anche perché noi parliamo tanto di nudità. La mostriamo anche perché la utilizziamo, in maniera non erotizzata e non sessualizzata, però questo chiude tante porte e quindi non riusciamo a penetrare questa barriera. Però c’è bisogno secondo me di buttare fuori queste informazioni che non arrivano da nessun’altra parte, che dovrebbe essere la scuola a dare in primo luogo. In realtà c’è bisogno di un’educazione su larga scala e che attraversi tutte le generazioni, quindi dobbiamo educare le persone adulte ma dobbiamo educare anche quelle che sono adulte oggi e che non hanno avuto questi strumenti quando sono cresciute. Quindi ci sarebbe veramente un bel lavoro da fare sul genere, sull’identità, sulla sessualità, sul corpo. è una questione di consapevolezza, si tratta di rendere le persone consapevoli, non si tratta di dire alla gente «fate tanto sesso e divertitevi e non pensate a niente» anzi è il contrario! Però il messaggio che arriva è sempre quello, quindi si tratta di diventare consapevoli di sé, dei propri bisogni, delle proprie esigenze, del proprio piacere, per andare a ricercarsi situazioni che siano prima di tutto sane per te e che lavorino sul tuo benessere e per il tuo piacere in modo da saper accettare le situazioni in cui ti senti a tuo agio e rifiutare quelle in cui invece non ti senti a tuo agio. Questo è fondamentale e serve anche per ridurre la violenza. È difficile far passare questo messaggio, è ancora veramente difficile.”
Ivano: “Tu immagina Joe – ritornando alla prima domanda che ci hai fatto su «che cos’è il sesso per voi?» – noi te lo abbiamo spiegato per tutto il nostro percorso. Nel momento in cui vogliamo andare magari nelle scuole per chiacchierare con ragazzi, con individui che siano sotto l’età universitaria, diventa problematico perché ci dobbiamo interfacciare con persone che chi lo sa che cosa pensano del sesso, chissà che immagine hanno in testa. Perché non avendo ricevuto noi e neanche loro un’educazione sessuale reale, ognuno ha una propria idea. Quindi se io dico «sesso» a me compaiono delle immagini, se lo dico a qualcun altro compaiono altre esageratamente brutte, truci… magari qualcuno pensa al porno, magari qualcuno pensa alle teorie del genere, ognuno ha la propria idea. Nessuna di queste è sbagliata, nessuna di queste è giusta, nel senso che nessuna prende in considerazione un fatto oggettivo: parlare di sessualità significa far passare le informazioni oggettive su un qualcosa che, come diceva Morena, ti può salvare la vita perché ti permette di conoscere il tuo corpo e di stabilire poi dei limiti nei quali il tuo corpo può o non può interagire con altri corpi. Quindi, si tratta veramente di mettere al sicuro le persone, far passare questo messaggio a persone che non hanno ricevuto un’educazione sessuale diventa complesso. Tanto è vero che nelle scuole entrano, di nuovo, approcci molto medici, quindi psicologi piuttosto che medici, anche persone che magari hanno poco a che fare come insegnanti di biologia che si improvvisano, che magari lo fanno con buone intenzioni. Non sto dicendo che stanno facendo un cattivo lavoro, anzi meno male che stanno facendo qualcosa, però manca tutto il resto. Non possiamo aspettarci che poi un medico o uno psicologo si metta a fare il sex blogger per spiegare ai ragazzi che i preservativi hanno una misura perché non lo sapranno, non è che gli viene in mente.”
Morena: “C’è bisogno anche di quello, ovvio che le persone che si approcciano all’argomento con un bias che è stato informato da un retaggio molto chiuso e repressivo vai a creare ulteriori tabù.”
Joe Casini: “Questo è proprio lo spirito della complessità, il cercare di intrecciare competenze diverse che crea sempre valore. Il tempo è volato e quindi siamo arrivati alla fase finale della puntata che è quella delle domande incrociate, quindi ho una domanda che mi ha lasciato l’ospite della puntata precedente che è Alberto Puliafito e vi chiederò poi di fare una domanda per l’ospite della puntata successiva. Allora Alberto ha fatto una domanda che in realtà in parte già Ivano ha toccato come argomento. Chiedeva in particolare il rapporto che avete con gli algoritmi sia dei social che della SEO, in generale tutto ciò che rientra in una categoria “adulti” spesso viene penalizzato se non addirittura bannato. Questo in parte Ivano hai risposto, quindi aggiungo alla domanda un’altra che mi è venuta in mente mentre parlavate. Oltre ai social network si stanno sviluppando altri spazi online tipo OnlyFans, ci sono altre esperienze, altri posti dove invece certi argomenti hanno una maggior predisposizione ad essere affrontati?”
Ivano: “Allora guarda in realtà sta succedendo questo: si sta cercando un pochettino, per quanto riguarda i canali di divulgazione, di arrivare sempre di più all’osso. Quindi ad esempio Instagram ormai è oltre un anno che sta favorendo tantissimo i reel perché sta facendo una sorta di competizione con TikTok. Reel significa mettere le informazioni in novanta secondi, che è impossibile! Ci abbiamo provato, lo stiamo facendo, questo però continua a togliere di significato a tutto quello che in realtà andrebbe approfondito. Quindi si sta riducendo sempre di più all’osso e si sta trasformando il social per quanto riguarda il nostro topic specifico più in una sorta di carnevalata, una sorta di goliardia di spogliatoio. Ma non c’è da ridere, quello che trattiamo è un argomento serio che trattiamo in maniera simpatica, ma non c’è da ridere. Lo stesso tipo di approccio contro il quale stiamo cercando di andare, nel senso che la risata goliardica l’abbiamo già fatta, le battute sono sempre le stesse, non fanno più ridere. Abbiamo bisogno di informazione e in realtà il social mainstream – quindi Instagram, Facebook – stanno cercando di togliere proprio questo significato e di andare sulla risata, che non ci interessa. Infatti stiamo provando ad usare i reel in un altro modo sempre per fare informazione, spronando le persone a ricercare ancora maggiori informazioni dopo che guardano il nostro reel. È difficile perché nel momento in cui uno sta sul media non vuole trasferirsi da un’altra parte, il media stesso ti scoraggia. Questo, in realtà, favorisce anche dei media differenti perché porta i creator come noi a pensare «ma ci sono piattaforme che mi vogliono?» che sono delle piattaforme che divulgano un tipo di contenuti a pagamento espliciti che non sono quello che è il nostro lavoro che è fare divulgazione e portare un’informazione.”
Morena: “Non è che non possa sovrapporsi al resto, si può sovrapporre, è una scelta nostra quella di non creare contenuti espliciti.”
Ivano: “E quindi in automatico quel pensiero lì lo abbiamo fatto ma subito abbiamo detto «è una trappola» perché significa dare un pochettino ragione a loro. Quindi quel contenuto che facciamo è un contenuto esplicito che «non va bene», che ti fa sentire un emarginato, mentre invece di sessualità ne parliamo tutti, investe la vita di tutti i giorni di tutte le persone, chi più chi meno, tutte le persone intendo anche bambini, genitori.”
Morena: “Come diciamo spesso i social sono solo dei mezzi ma spesso ci dimentichiamo di questa cosa, non ci sembra la soluzione, la risposta, al modo di vivere contemporaneo. Sono dei mezzi dopodiché le persone possono usarli in tanti modi e da una parte ci sono grandi potenzialità perché comunque sono stati creati dei luoghi che prima non c’erano o per incontrarsi, anche per fare incontrare desideri sessuali, oppure per parlare, per parlare di sessualità, per divulgare. Questo è buono, ovviamente poi bisogna sempre andare a vedere come lo fai, come parli, che tipo di linguaggio utilizzi. Oltre le potenzialità ci sono però tutti i limiti e il nostro limite più grande, in questo momento, è la censura. Noi abbiamo avuto il canale Instagram buttato giù e poi riattivato, siamo perennemente in shadow ban, non siamo visibili. Chi cerca deve scrivere tutto il nostro nome preciso dell’account altrimenti non usciamo fuori. Su YouTube siamo bannati ogni due per tre, ci avevano tolto la possibilità di commentare i nostri stessi video, chiunque poteva farlo e noi no!”
Ivano: “Se tu tipo guardi Le Sex en Rose su Facebook, se scrivi “le sex” escono le sexy casalinghe ma non Le Sex en Rose! Lo devi scrivere fino in fondo, non ha senso.”
Morena: “Per il solo fatto di avere “sex” nel nome noi siamo scoraggiati in qualsiasi ricerca. È un continuo combattere con questo limite, ma allo stesso tempo tu hai bisogno di quel mezzo per arrivare a tante persone e per portare avanti il tuo messaggio giocando alle regole di un gioco che non stabilisci tu: tu hai sottoscritto un contratto unilaterale con un’ entità privata che può decidere di toglierti le chiavi di casa e sbatterti fuori.”
Ivano: “Voglio finire con un messaggio positivo. C’è da dire che le persone che sono su Le Sex en Rose, che ci seguono, sono persone molto attente e quindi sono persone che se l’algoritmo non considera il nostro canale, ci scrivono, chiedono «come mai siete spariti?», «dove posso recuperare i pezzi che ho perso»? Ci sono persone che vogliono informarsi e che parlano anche di noi a delle persone molto fidate, alcuni ci seguono per mesi, a volte per anni, e poi ci scrivono «ragazzi finalmente ho trovato il coraggio di mettervi il follow perché prima pensavo fosse una cosa disdicevole e invece adesso ho capito che siete un canale che mi piace seguire». Ci fanno sentire un sacco di affetto, ad ognuna piace interagire in un modo o nell’altro, quindi è una cosa molto bella.”
Morena: “Le persone hanno bisogno di una scusa per parlare di sessualità e lo sto vedendo soprattutto in questi giorni dove la nostra narrazione ha preso una piega un po’ strana perché ho fatto un’operazione laser agli occhi, ho messo l’apparecchio ai denti eccetera… ci sono tante persone che non ci avevano mai scritto e che ci scrivono per parlare di questa roba e poi ci dicono «ho finalmente trovato il coraggio di scriverti»: non lo sta facendo sull’argomento sessuale la sto facendo su altro però poi diventa un modo di attivazione.”
Joe Casini: “Allora a questo punto però tocca a voi lasciare la domanda per l’ospite della puntata che faremo tra due settimane, in cui faremo una chiacchierata con Alessandro Sahebi. Alessandro è un giornalista e si occupa in particolare di questioni legate al reddito, quindi tutto ciò sia a livello disequità e disparità sia a tutti i risvolti sociali limitazioni che poi le questioni di reddito generano. Parleremo un po’ di tutto questo, c’è una domanda che volete lasciare ad Alessandro?”
Ivano: “Una domanda è questa: povero in canna e anche povero di orgasmi?”
Morena: “Quello che gli chiederei io è: quanto è difficile non farsi fagocitare dal sistema e dalla grande macchina del capitalismo? Provo tanta stima per il lavoro divulgativo che fa e lo apprezzo tantissimo.”
Joe Casini: “Allora il tempo è volato, ringraziamo Le Sex en Rose per essere stati con noi. Tra due settimane ci sarà la puntata del podcast con Alessandro Sahebi e nel frattempo se volete anche iscrivervi alla newsletter trovate le informazioni su www.mondocomplesso.it. Buona domenica a tutti.”