Con Luca Romano, divulgatore scientifico esperto in nucleare, parliamo di energia pulita, tra miti da sfatare, dati poco conosciuti e disinformazione italiana.
Joe Casini: “Buongiorno e buona domenica, benvenuti nella nuova puntata di Mondo Complesso, il podcast in cui parliamo di complessità e lo facciamo ormai da qualche mese con diversi ospiti, parlando di diversi argomenti, cercando però di intrecciarli più possibile. Oggi è una puntata molto particolare, abbiamo come ospite Luca Romano. Benvenuto Luca.”
Luca Romano: “Ciao, grazie dell’invito!”
Joe Casini: “Luca è insegnante, divulgatore scientifico, è molto prolifico soprattutto sui social, in particolare su Instagram, è laureato in fisica teorica e quindi ha una formazione ovviamente scientifica. Si occupa di divulgazione scientifica ma in particolare si occupa di divulgazione per quanto riguarda l’energia nucleare che è un tema sempre di attualità, a maggior ragione negli ultimi anni. Lo fa con la pagina «L’avvocato dell’atomo» che su Instagram ha un enorme seguito, io stesso sono tuo follower Luca, quindi oggi questa chiacchierata me la godrò in duplice veste, sia in quanto follower che in quanto host. Quindi intanto benvenuto e direi partiamo. Allora il nostro podcast ha due piccoli momenti: uno a monte della chiacchierata e uno a valle. Per cominciare noi di solito facciamo quella che chiamiamo la domanda semplice che è quella domanda, appunto che sembra semplice poi gli ospiti nel rispondere danno sempre spunti molto interessanti. La domanda semplice che ti volevo fare – e che sono sicuro che è una domanda che nessuno ti ha mai fatto – è: «ma le scorie?!» così, per andare subito a bomba sul tema!”
Luca Romano: “Allora è impegnativo in realtà dare una risposta a questa domanda perché chi la fa solitamente non vuole realmente sapere cosa ci facciamo con le storie. Normalmente la domanda viene fatta partendo da un presupposto a monte che le scorie, in qualche modo, debbano essere cancellate dall’esistenza, sparire dalla realtà. Prima c’era qualcosa, poi la materia proprio non esiste più, viene deatomizzata. Allora ovviamente con questo presupposto non potrò mai dare una risposta ragionevole, una risposta che soddisfi chi pone la domanda, per cui ultimamente ho elaborato la strategia di rispondere con un’altra domanda e cioè: dei rifiuti tossici cosa ne facciamo? Normalmente l’interlocutore non ne ha idea perché per qualche motivo misterioso ci si pone il problema con le scorie nucleari e di cosa farne mentre con i rifiuti tossici non ce lo si pone minimamente nonostante di scorie radioattive ne produciamo 10mila tonnellate all’anno in tutto il mondo di rifiuti tossici 100 milioni di tonnellate all’anno solo in Europa. Il che vuol dire per capirci che noi ogni giorno produciamo 30 volte più rifiuti tossici di quanto in un anno produciamo scoria nucleare, siccome nessuno si pone mai il problema allora poi ti do la risposta alla domanda e cioè che questo tipo di rifiuti pericolosi va semplicemente stoccato in una maniera in cui non fa danno all’ambiente e non fa danno alle persone. Questo con le scorie nucleari lo facciamo da decenni benissimo, tanto che non si è mai verificato un caso di contaminazione ambientale o di danno alla salute delle persone dovuto alle scorie nucleari, con i rifiuti tossici se posso permettermi lo facciamo un po’ meno bene. Ovviamente è chiaro che questa risposta non soddisfa chi pensa che le scorie radioattive debbano essere cancellate e fatte sparire dall’esistenza, il punto è che questa cosa non esiste per nessuna industria, per nessuna tecnologia, quindi l’idea che le scorie nucleari debbano essere fatte sparire in qualche modo è frutto di uno standard applicato al nucleare che non viene applicato a nessun’altra industria. Infatti, ogni tanto si sente dire ‘ma perché le scorie nucleari non le mandiamo sul Sole’ a parte che mandare un razzo in orbita non è proprio così economico, quindi voglio dire è un po’ uno spreco di soldi, anche perché comunque 10mila tonnellate l’anno sono un bel po’ di voli e ma poi perché non ti sei mai posto il problema con materiali molto più pericolosi e molto più longevi perché poi uno dice le scorie nucleari durano tantissimo. Non è vero la pericolosità delle scorie nucleari cala nel tempo, l’arsenico dura tantissimo, dura per sempre però nessuno si è mai posto il problema di mandare l’arsenico sul Sole.”
Joe Casini: ”Siamo partiti così a bomba in maniera anche un po’ ironica perchè, immagino, che questa sia una di quelle domande che ti viene fatta più spesso, ma era un buon modo per fare un passo indietro su uno dei temi principali facendo divulgazione scientifica su questo argomento che è la questione dei pregiudizi, cioè il nucleare è uno di quei temi su quale si attiva, a partire dal referendum, tutta una parte emotiva o comunque anche una parte molto irrazionale per cui spesso è circondato da tutta una serie di pregiudizi in qualche modo però ne ostacolano una riflessione, ovviamente con tutte le criticità del caso, ma una riflessione un po’ più su basi scientifiche frasi oggettive. Ecco parlando di nucleare facciamo un passo indietro in generale, e facendo tu divulgazione, un po’ qual è l’atteggiamento? e questo è un atteggiamento che tu negli anni hai visto in qualche modo modificarsi in un senso o nell’altro?”
Luca Romano: “Allora l’atteggiamento delle persone l’ho visto cambiare molto, ho visto moltissime persone cambiare proprio idea poi chiaro che come tutti gli ambiti dove si fa divulgazione scientifica ci sono sempre le persone che non puoi convincere. Quando parli di vaccini ci sono gli scettici che dicono «ma io non so, ho sentito che è vera sta cosa» allora tu gli spieghi magari che è vero o non è vero, poi ci sono quelli che invece pensano che i vaccini servono a renderci tutti delle antenne per il 5G e allora quelli non li convincerai mai, li lasci purtroppo nella loro ignoranza, nel senso li siamo quasi vicini a una condizione di paranoia clinica e quindi ci vorrebbe più che un divulgatore uno psichiatra. E lo stesso vale un po’ per il nucleare, ci sono quelli che non convincerai mai perché hanno deciso che è così, non c’è un ammontare di dati, numeri e fatti che puoi portargli per dimostrargli le cose non sono come loro le immaginano e ovviamente quella parte lì devi lasciarla perdere. Però l’atteggiamento sta cambiando, soprattutto i giovani che magari sono cresciuti un po’ indottrinati contro il nucleare dai loro genitori, dai loro insegnanti, oggi però si ritrovano di fronte a un problema climatico gigantesco e a delle promesse non mantenute delle stesse generazioni che gli hanno detto che il nucleare era il male allora quando gli dici «guarda che forse invece il nucleare tanto male non è». I paesi che lo usano hanno le emissioni più basse degli altri e allora magari loro li valutano. Noi abbiamo un pubblico che in effetti è composto in larga maggioranza di gente tra i venti e i trent’anni soprattutto su Instagram, questo anche perché un po’ tra i venti e i trent’anni è il pubblico di Instagram, fra i trenta e i quaranta stanno su Facebook, tra i dieci e i venti stanno su TikTok, quindi c’è anche una cosa diciamo fisiologica da quel punto di vista, però effettivamente abbiamo un pubblico di persone che si sentono un po’ tramite da quello che è stato detto loro per decenni e che alla prova dei fatti non ha dato i risultati che erano stati promessi e oggi sono disposti a riconsiderare i loro preconcetti sul nucleare, proprio alla luce di quello che è l’emergenza climatica.”
Joe Casini: “Volevo un attimo fare un inciso su questo aspetto che stavi raccontando sul pubblico di Instagram perchè, come dicevo, io sono un tuo follower e l’utilizzo che fai tu su Instagram lo trovo molto interessante. Tu fai una divulgazione piacevolissima da seguire, rendi effettivamente accessibili dei contenuti in una piazza, come quella di tutti i social che, invece poi, spesso tende a creare anche le famose camere dell’eco, gli hater, le bolle e dove spesso si viene anche accusati di fare un’eccessiva semplificazione perché – inevitabilmente – sui social la comunicazione spesso, soprattutto sulle materie scientifiche, viene un po’ semplificata. Ecco, la tua esperienza su questo punto di vista? Effettivamente ti trovi gli hater che ogni tanto ti vengono a scassare piuttosto che invece vedi una partecipazione più proattiva e più disponibile al confronto?”
Luca Romano: “Allora Instagram devo dire si è rivelato un social abbastanza tranquillo da quel punto di vista, ovviamente ci sono gli hater ma Instagram, come Facebook, è fatta un po’ di bolle, quindi questo porta dei vantaggi e degli svantaggi. Uno dei vantaggi è che tendenzialmente non hai troppi hater che vengono sulla tua pagina a fare quello che si chiama «trolling». Per esempio su Twitter è molto peggio, Twitter è di una tossicità che non credevo fosse possibile, cioè Twitter è assolutamente il social più tossico da questo punto di vista. Ti faccio un esempio, c’è un hater su Twitter che ogni volta che vengo invitato a parlare con un politico, in una trasmissione radiofonica, televisiva, streaming, ogni volta che vengo invitato questo sotto ai canali di questa trasmissione inizia a postare una serie di cose sul mio conto, nella maggior parte dei casi false, in tutti gli altri casi fuorvianti. Ogni volta! Questo per esempio su Instagram non succede, cioè succede una volta, su Twitter è una cosa regolare.”
Joe Casini: “Quindi diciamo che si potrebbe anche promuovere di più? La divulgazione scientifica sui social ha una potenza pazzesca pensando un po’ a quelli che sono stati gli ultimi due anni, in particolar modo, se ne è parlato molto a proposito della pandemia dal quale stiamo in qualche modo uscendo, ma insomma in questi due anni si è parlato moltissimo dell’uso dei social e si potrebbe anche lì forse sfruttare molto di più per queste finalità, che dici?”
Luca Romano: “Ma io penso che in realtà più che sfruttarlo di più bisognerebbe sfruttarli di meno, nel senso che i social hanno un potenziale enorme, ma il potere di social dipende interamente da persone che, come me, si mettono e cercano di diffondere il sapere nel loro tempo libero. Non è scontato che una persona abbia voglia di dedicare il suo tempo libero a fare questo, in effetti io non ho mai avuto voglia di farlo finché non mi sono trovato chiuso in casa in lockdown senza niente da fare. Poi la cosa è andata bene e si è creato quel meccanismo un po’ perverso ma, tutto sommato, in questo caso piacevole per cui tu posti, crei contenuti e ne hai un feedback positivo dai tuoi follower, hai like, condivisioni, commenti e quant’altro e allora continui a farlo, però non è scontato che le persone abbiano voglia di farlo e il problema è che in Italia questo è l’unico modo in cui si fa divulgazione scientifica. La divulgazione scientifica in Italia è totalmente affidata alla voglia di gente che si sbatte gratis e al sostegno economico dei loro follower che a un certo punto decidono di sostenere queste iniziative attraverso Patreon, abbonamenti Twitch, monetizzazione di YouTube e cose del genere. Non penso che sia sano questo, per carità è meglio di niente, però dimostra che c’è una voglia, un bisogno di divulgazione scientifica in Italia che non viene coperto dai media generalisti. Gli inserti scientifici dei giornali sono sostanzialmente scomparsi, quelli che ci sono ormai parlano di sessualità, cucina e quando va bene medicina. La divulgazione scientifica in TV è completamente morta, non c’è più una trasmissione dove si parli di scienza, nella migliore delle ipotesi c’è Alberto Angela che parla di Archeologia la cosa più vicina che c’è alla divulgazione… per carità è divulgazione ma non scientifica, e quella è l’unica cosa che c’è in TV. C’è quello, c’è Rai storia, una volta c’era Superquark, adesso Piero Angela ha una certa età per cui ogni tanto fanno ancora qualche episodio d’estate, ma poi fine. Non esiste Rai scienza come invece esiste Rai storia e questo è molto problematico, indice di un grave problema in Italia, perché all’estero invece c’è. La BBC ha un canale scientifico dove manda in onda tutto il giorno programmi di scienza, parlano di medicina, astronomia, biologia, fisica, qualunque cosa.”
Joe Casini: “Tornando sulla sul tema del nucleare, in questi anni sempre più personaggi pubblici mi sembra si stiano, in qualche modo, iniziando a spendere. Mi viene in mente Bill Gates, che ha fatto abbastanza divulgazione, anche sul suo documentario affronta il tema. Visto da una prospettiva strettamente in termini di costi-benefici mi sembra sempre di più i personaggi pubblici si stanno spendendo a favore di investire nella ricerca nucleare, come forse unica soluzione per sostenere un mondo sempre più popolato, con domande di consumo sempre crescenti. L’orientamento è un po’ quello, cioè il nucleare oggi che limiti ha? Ma soprattutto che prospettive ci dà?”
Joe Casini: “Allora prima di tutto un commento sulla prima parte della tua domanda, ovvero che in realtà all’estero il dibattito è vivo da parecchio tempo solo in Italia lo abbiamo dato per morto ma questa è un’altra delle fake news che vengono ripetute moltissimo in Italia da chi è contraria al nucleare e dice «il nucleare nel mondo non lo vuole più nessuno». No, è una cazzata fotonica, persino in Germania dove poi i reattori li stanno chiudendo la maggior parte delle persone vorrebbe tenerli aperti oggi perché è scoppiata la guerra in Ucraina, si sono accorti che sono completamente in mano a Putin per quanto riguarda la loro fornitura di energia, figuriamoci negli altri paesi. Per cui in Italia viene detta sta cosa che il nucleare è morto non lo vuole più nessuno, palesemente falso, sul nucleare si scontrano un po’ due visioni diverse di ambientalismo. Uno è quello che l’ambientalismo, in America lo chiamano malthusiano, consumare di meno, fare rinunce utilizzare meno energia in generale è un’idea molto diffusa dell’ambientalismo che è un problema per due motivi. Il primo è che chi può permettersi di fare questi discorsi, solitamente è una persona che ha una casa alimentata da elettricità, con un riscaldamento, l’aria condizionata, probabilmente una macchina e sicuramente una connessione internet, un telefono cellulare e via dicendo. Se non fosse che se anche noi oggi ridistribussimo le risorse nella maniera perfettamente comunista e egualitaria in tutto il mondo avremo comunque l’82% dell’energia prodotta dai combustibili fossili, quindi o si riduce dell’82% il consumo energetico mondiale, spiegando a tutte le persone che non hanno energia che non l’avranno oppure il problema rimane. Il secondo problema è che questo tipo di ambientalismo spesso non tiene in considerazione il fatto che quelle che sembrano apparentemente soluzioni in realtà spesso creano problemi ulteriori. Ad esempio parlando di agricoltura, se io faccio come Almaverde Bio e passo al biologico la resa dei terreni diminuisce e mi serve più spazio per coltivare la stessa quantità di cibo, e se quello spazio non ce l’ho me lo vado a creare deforestando… non è una gran soluzione per l’ambiente, gli OGM sono tanto brutti perché sono artificiali, ma consentono di risparmiare il 60% di suolo a parità di resa. In generale, c’è uno scontro tra un ambientalismo razionale, scientifico e umanista, nel senso che comunque mette il benessere dell’uomo al centro, e c’è un ambientalismo non voglio definirlo malthusiano, ma diciamo «naturalista» che vede l’uomo come un virus, come un qualcosa che andrebbe rimosso dal pianeta, che deve ridurre la propria presenza sul pianeta perché facciamo male. Ecco lo scontro ideologico alla fine è quello, e io ovviamente appartengo alla prima delle due visioni.”
Joe Casini: “Hai toccato in qualche modo anche il tema dell’emergenza climatica, da questo punto di vista spesso l’emergenza climatica viene portata come possibile soluzione, in molti casi addirittura dicono l’unica soluzione percorribile, ma anche lì spesso ci sono queste resistenze nel dibattito, come dicevi tu. Per quanto riguarda le energie rinnovabili il confronto però è impietoso o quantomeno, ti
faccio la domanda, come effettivamente oggi possiamo immaginare di proseguire percorsi di crescita considerando che ci sono due terzi del mondo che giustamente bussano alla porta e come possiamo conciliare queste due cose? Le famose energie rinnovabili sono una possibile soluzione?”
Luca Romano: “Allora il punto da capire è che non esiste la soluzione, il problema del riscaldamento globale e in particolare la sua causa, cioè l’utilizzo di combustibili fossili è un problema gigante, gigantesco. Noi oggi utilizziamo i combustibili fossili letteralmente per tutto senza neanche rendersene conto, cioè la nostra elettricità proviene in gran parte dal fossile, i fertilizzanti che si usano in agricoltura si ricavano dal metano, si sintetizzano a partire dal metano, il riscaldamento delle case si basa sui combustibili fossili, la plastica si ricava dagli scarti della raffinazione del petrolio. Noi utilizziamo una quantità di combustibili fossili giganti. Non si può risolvere e pensare che esista una soluzione per questo problema, il problema va affrontato da più parti con un approccio integrato implementando tutte le soluzioni possibili e anche quelle che ancora oggi non ci sono perché già oggi se fossimo in grado magicamente di implementare tutte le soluzioni esistenti per sostituire i combustibili fossili, non ci basterebbero. Noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo fare ora e nel frattempo continuare a cercare nuove soluzioni che ci consentono di decarbonizzare quei settori che oggi non sono decarbonizzabili perché ci sono settori che oggi non è possibile in alcun modo decarbonizzare, neanche col nucleare.”
Joe Casini: “Ad esempio?”
Luca Romano: “Uno dei più difficili da decarbonizzare è il riscaldamento domestico, le pompe di calore le puoi fare ma non ovunque. Il traffico pesante su gomma non si può decarbonizzare, le batterie per i tir sono difficili da fare, per le macchine ci riesci ma i tir sono molto grossi molto pesanti, però noi abbiamo bisogno del trasporto su gomma per le merci. Il trasporto aereo è praticamente impossibile da decarbonizzare, non puoi fare batterie per aerei, non puoi fare reattori nucleari per aerei, l’unica speranza in futuro sono i combustibili di sintesi. Il nucleare non è la soluzione al cambiamento climatico, è una parte della soluzione al cambiamento climatico senza la quale però diventa molto più difficile fare tutto il resto, per non dire impossibile.”
Joe Casini: “Hai dato degli orizzonti temporali, si parla di decenni per poter raggiungere delle soluzioni. Qui la domanda che ti volevo fare: ci si scontra, tornando un po’ sulla politica, con dei cicli elettorali sempre più brevi, sempre più instabili, con un umore di fondo e la popolazione sempre più altalenante. Anche nella tua esperienza confrontandoti con politici o facendo divulgazione scientifica, abbiamo secondo te oggi la capacità ancora di metterci a fare una sana programmazione trentennale, ventennale su questioni di questa portata?”
Luca Romano: “In Italia personalmente non credo che in questo momento, non vedo le forze politiche capaci di fare questa cosa, mi sembra che ci sia una rincorsa del tornaconto elettorale immediato e questo è il problema italiano. Per esempio in Inghilterra c’è un piano che prevede moltissimo nucleare, è un piano per il quale il premier Boris Johnson si è assicurato di avere abbastanza supporto dai laburisti da far sì che alle prossime elezioni non venga disfatto tutto. Lo stesso vale per i paesi scandinavi dove c’è una convergenza politica sul nucleare, in Italia questo non lo vedo io auspico che avvenga.”
Joe Casini: “Ci sono state di recente le elezioni in Francia. Una delle cose che si sente più facilmente anche da chi è molto critico o ha dei pregiudizi sull’energia nucleare è che lo abbiamo tolta in Italia ma ce l’abbiamo dall’altra parte delle Alpi. In generale la Francia su questo ha fatto degli investimenti e tutt’ora lo stesso Macron ha puntato molto l’accento sul tema del nucleare anche perché la questione energetica, complice anche la guerra in corso, in qualche modo sarà la partita del mercato europeo dei prossimi vent’anni. Secondo te come è la situazione? Come la vedi anche in funzione della guerra e tutto quello che comporta?”
Luca Romano: “In Europa nei prossimi anni, mi sento di dirlo quasi con certezza matematica, si parlerà molto di nucleare perché attualmente chi ce l’ha il nucleare è molto meno esposto nei confronti della Russia di chi non ce l’ha. La scelta tedesca di abbandonare il nucleare e la scelta italiana di abbandonarlo, noi siamo stati i precursori in questo, hanno fatto sì che oggi la Germania e l’Italia sono i 2 paesi più esposti e più vulnerabili alla Russia. Questo dialogo in questo momento in Europa vede la parte a favore del nucleare con argomenti molto forti. In Francia io non so su cosa si siano giocate le elezioni, ma non escludo che l’opposizione al nucleare delle frange più estreme della sinistra che per qualche motivo Mélenchon ha deciso di rappresentare nonostante, secondo me, avesse degli argomenti validi, magari in altri ambiti, ma ha deciso di farsi portatore anche dell’istanza antinucleare, non so quanto gli sia costata in termini elettorali, ma sicuramente qualcosa gli è costata perché in Francia il 63% dei cittadini vuole nuovi centrali. Infatti la campagna elettorale a destra si è giocata su quello, si è giocata su chi voleva fare più reattori. Macron è stato furbo a non assumere la posizione estremista della Le Pen che ha detto facciamo solo nucleare e smettiamola di finanziare le rinnovabili, Macron ha detto facciamo tutte e due, in questo modo ha strizzato l’occhio a sinistra e ha incamerato voti da quella parte. Questo in Francia ma negli altri paesi è un po’ ovunque così, in Finlandia sono avantissimo da questo punto di vista. La Finlandia è l’unico paese che sta già preparando la legislazione per i reattori modulari che arriveranno tra qualche anno lo vogliono già avere il framework regolatore in funzione in modo da poterlo implementare subito. In Svezia hanno fatto un sondaggio che vede una maggioranza enorme, il 53% vuole nuovi reattori, il 28% vuole tenere quelli che ci sono, quelli che vogliono chiudere i reattori sono tipo il 7%, sono percentuali da prefisso telefonico. Ecco all’estero la situazione è questa. il nuovo partito eletto in Slovenia ha detto che farà un referendum per i nuovi reattori ma che loro sono favorevoli, eppure è un partito di sinistra. In questo momento io vedo una rinascita del nucleare in Europa nei prossimi anni. Alla fine questa guerra in Ucraina ha ricreato un po’ la stessa dinamica che si era avuta nel ‘73 con la guerra del Kippur. Durante la guerra del Kippur i paesi Opec avevano tagliato la produzione di petrolio per fare il dispetto all’Occidente che sosteneva Israele. Prezzi impazziti, scarsità di petrolio, pompe di benzina vuote. In quella circostanza molti paesi avevano detto «non possiamo essere così dipendenti» da paesi che sono oltretutto autocrazie e teocrazia, in particolare il Medio Oriente, e quindi puntiamo a diversificare il fabbisogno energetico. La scelta nucleare della Francia era nata da lì, io adesso vedo che la guerra in Ucraina sta provocando reazioni analoghe in altri paesi.”
Joe Casini: “Luca il tempo a nostra disposizione sta finendo ed è volato e riprova il fatto che è un argomento di estrema attualità anche per quello che sta succedendo ma che poi è unico e gli argomenti sul quale si vanno a intrecciare tutta una serie di discorsi, abbiamo parlato di clima, politica, abbiamo affrontato tante cose. Intanto ti ringrazio per aver partecipato alla puntata e andato in conclusione, come ti dicevo abbiamo il momento delle domande, quindi abbiamo la domanda che ha lasciato nella puntata precedente Giulio Xhaet che è formatore di formazione in azienda ma si occupa anche della rivoluzione digitale e dei social media da tanti anni. Giulio ti ha lasciato una domanda, conoscendo la tua attività di divulgazione scientifica: spesso i social vengono dipinti come l’inferno, nel momento in cui entri, ti vai a scontrare con il lato peggiore dell’umanità, quello che dicevamo prima, sei presso d’assalto dai troll, voleva domandarti quale può essere un punto di partenza per cercare di promuovere corsi di crescita anche utilizzando i social. Quindi anche nella tua attività su Instagram se volessi dare dei consigli quale secondo te sono gli elementi sul quale invece la popolazione si attiva, risponde e crea engagement in maniera propositiva?”
Luca Romano: “Una cosa che ho notato utilizzando i social è che gli hater passano, i follower restano, nel senso se si crea una buona dinamica comunicativa e si ha un buon feedback dai propri utenti questo sarà quello che poi rimane della comunicazione social, l’hater lo banni e un po’ se ne va. Per cui questo secondo me è un po’ la chiave del successo, non solo della mia esperienza social, ma di molte esperienze analoghe. Ci sono sempre quelli che li trolli però alla fine creano problemi a livello temporaneo, mentre una buona esperienza, una buona attività di comunicazione e divulgazione sui social crea contenuti validi e crea una fanbase fidelizzata a lungo termine, che poi diciamo chi ti sostiene, ti sta dietro, segue le sue iniziative ti dà quella costante ricompensa emotiva, che fai si che ne valga la pena.”
Joe Casini: “Certo, è tutto un discorso dei feedback. «Gli hater passano i fan restano» è una sintesi molto efficace, me la rivenderò nelle prossime puntate! A questo punto è il tuo turno di lasciare una domanda all’ospite della prossima prossima. Avremo il piacere di farci una chiacchierata con Marco Bentivogli che è stato per molti anni segretario della FIM all’interno della CISL e che si occupa del settore metalmeccanico. Marco ha un’esperienza diretta in particolare per quanto riguarda la questione ILVA a Taranto, ma in particolare ha sempre puntato molto sul tema della formazione per i lavoratori e anche nell’andare incontro alle nuove tecnologie, blockchain e quant’altro. Quindi è un personaggio con il quale faremo una chiacchierata che toccherà molti argomenti. Luca c’è una domanda che vuoi lasciare Marco?”
Luca Romano: “Io ho una domanda che vorrei lasciare tanto ai sindacalisti, ma è una domanda un po’ polemica, non nei loro confronti, ma la domanda è questa: nel momento in cui oggi in Italia abbiamo dei salari che crescono molto lentamente, perché c’è un cuneo fiscale enorme, c’è una delle tasse sul lavoro tra le più alte in Europa, finanzia soprattutto una spesa pensionistica che è la seconda più alta d’Europa dopo la Grecia in percentuale rispetto al PIL. Il fatto che i sindacati confederati rappresentino oggi soprattutto pensionati non lavoratori, come fanno i sindacati a difendere i diritti dei lavoratori nel momento in cui c’è questo conflitto?”
Joe Casini: “Molto interessante credo che Marco sia la persona giusta, non credo sia un tipo che si tira indietro nel rispondere, quindi mi farò portatore della tua domanda a Marco Bentivogli. Allora Luca io ti ringrazio per aver partecipato e volevo dire a chi ci ha ascoltato in questa puntata interessantissima che se ovviamente vuole poi andare a approfondire ulteriormente i temi del nucleare, oltre alla tua pagina su Instagram, in realtà è da poco uscito un libro proprio su questo tema da parte tua.”
Luca Romano: “Si intitola «L’avvocato dell’atomo. In difesa dell’energia nucleare» ed è uscito il 28 aprile quindi lo trovate in libreria.”
Joe Casini: “E quindi diciamo da questo punto di vista si può andare ad approfondire ancora con te l’argomento, quindi Luca grazie per aver partecipato.”
Luca Romano: “Ringrazio a te dell’invito, alla prossima!”
Joe Casini: “E un saluto a tutti e buona domenica, alla prossima.”