Essere flessibilə vuol dire accettare di non essere fissatə in un’unica narrazione.
Vuol dire comprendere la necessità di riscrivere continuamente il proprio racconto di sé, perché solo attraverso questa riscrittura costante è possibile restare in sintonia con un mondo in perenne trasformazione.
Quanti problemi sono il frutto dell’incapacità di adattarsi, di irrigidirsi in difesa di come eravamo ieri?
La flessibilità è una condizione della felicità. Nella vita l’incontro/scontro con ciò che non cercavamo, finanche con il dolore, è inevitabile, ma la rigidità amplifica la sofferenza.
La flessibilità permette di accettare la mutevolezza dell’esistenza, trovando una forma di stabilità non nella resistenza, ma nella capacità di cambiare.
Così impariamo a danzare in quello spazio potenziale che esiste tra il nostro sé interno e il mondo esterno, lo spazio dove la creatività prende forma.
Una personalità flessibile può abitare questo spazio, può giocare con le identità, con le narrazioni e con i simboli, senza dover aderire rigidamente a una singola definizione di sé.
È in questo spazio potenziale che troviamo la libertà di reinventarci, di esplorare nuovi modi di essere e di relazionarsi, di vivere senza paure una vita autentica.
Una vita che non è schiava di definizioni passate, ma aperta alla possibilità di un futuro diverso.