Le dinamiche dei social network, e più in generale l’innovazione tecnologica degli ultimi vent’anni, hanno cambiato profondamente la politica, sia per gli elettori che per chi cerca di farsi eleggere. Ne parliamo insieme a Piero Bonito Oliva, giornalista ed ex responsabile comunicazione della Presidente della Camera Laura Boldrini.
Joe Casini: “Buongiorno, buona domenica e bentornati in una nuova puntata di Mondo Complesso, il podcast in cui parliamo della complessità del mondo e lo facciamo muovendoci su delle intersezioni, vedendo un po’ come i fenomeni si collegano. Oggi affronteremo un’intersezione che mi sta particolarmente a cuore ovvero di come la tecnologia, la politica, la comunicazione interagiscono nel tempo creando dei cambiamenti nelle nostre società. Lo faremo con un ospite, a cui do il benvenuto, che è Piero Bonito Oliva.”
Piero Bonito Oliva: “Buona domenica a tutti, è un peccato che sia domenica perché altrimenti lunedi vorrei sapere a chi mandare il curriculum perché questo posto voi non potete vederlo ma vi assicuro che è fighissimo, lavorare qui credo sia una cosa pazzesca.”
Joe Casini: “Troppo gentile, grazie Piero. Allora come dicevo oggi ci muoviamo tra le intersezioni con Piero che, oltre che giornalista, è responsabile dell’area digital e comunicazione dell’agenzia Dire ma ha un’importante esperienza come portavoce di Laura Boldrini, quando è stata Presidente della Camera dei deputati, quindi è una persona che conosce benissimo sia il mondo della comunicazione sia la comunicazione applicata alla politica. Per partire ti faccio quella che è la domanda semplice: cosa distingue la comunicazione politica dagli altri tipi di comunicazione?”
Piero Bonito Oliva: “è una domanda semplice che in realtà dietro nasconde tanta complessità. La risposta che mi viene in mente più diretta è seguire il flusso di notizie ovvero la politica deve necessariamente avere un occhio attento a tutto ciò che accade durante una giornata e dipende ovviamente dai temi che interessano al politico di riferimento. Io mi sono occupato di una deputata che aveva tra i suoi temi caldi la politica estera, quindi dovevamo avere una finestra aperta su tutto il mondo. Quindi, ovviamente è un lavoro che si presta a un’attenzione costante a tutto ciò che accade nel mondo, nel caso della presidente Boldrini.”
Joe Casini: “Parlavi del fatto di seguire il flusso di notizie e mi veniva in mente che uno dei termini più tecnici per gli addetti ai lavori, che non tutti conoscono ma che secondo me rende anche bene l’idea di come la comunicazione sta cambiando, è quello del newsjacking. La domanda che ti volevo fare è cos’è il newsjacking e come negli ultimi anni il fare comunicazione, rispetto anche ai cambiamenti social, si è evoluto?”
Piero Bonito Oliva: “Ovviamente il newsjacking è un tipo di attività che riguarda molto la comunicazione politica perché significa seguire il trend. Ovviamente chi si occupa di comunicazione politica ha un’attenzione particolare a tutto ciò che in rete crea dibattito. Quindi è un tipo di attività che il comunicatore politico deve necessariamente fare per proporre al politico un posizionamento su un tema caldo.”
Joe Casini: “Rispetto al posizionamento, quanto incide nel fare le strategie la sensibilità e il posizionamento del politico e quanto in realtà guida poi il dibattito quotidiano? Perché poi spesso si vedono politici che sentono la necessità di prendere posizione su ogni cosa. Lì come funziona?”
Piero Bonito Oliva: “Quello è uno dei problemi della comunicazione politica ovvero questa necessità del politico di uscire, fare una comunicazione su tanti temi, i più variegati. Ovviamente questo è un tipo di attività che si è presentata soprattutto con la comunicazione politica social che è quella che ti permette di avere un tipo di uscita immediata, semplice e diretta con un tweet o con un post sugli altri social. Dipende, nel senso che io preferisco cercare di centellinare le uscite per dare maggior peso al tipo di comunicazione però conosco tanti politici che invece hanno una bulimia di contenuti. Fate un giro tra i vari leader attuali e vi accorgerete che c’è qualcuno che comunica più di altri. Tipo Matteo Salvini. La percezione del politico è di voler uscire spesso per essere sempre presente, è qualcosa che negli anni si è manifestato spesso.”
Joe Casini: “Questo è un tema che fa vedere bene uno dei tanti problemi nell’epoca in cui viviamo che è il rapporto tra breve termismo e invece il ragionamento un po’ più a lungo termine. In una logica a breve termine io cerco di capitalizzare la mia immagine più possibile ogni quarto d’ora, esce una notizia e cerco subito di aver un ritorno a breve termine, tralasciando quella che può essere una strategia a lungo termine che prevede il posizionarsi su determinati temi. Questo aspetto qui è un tema sentito nel momento in cui uno fa un’attività che deve portare dei risultati. Come si trova un equilibrio tra queste due?”
Piero Bonito Oliva: “è complicato perché tu fai in una mattinata 10 tweet su 10 temi diversi e non dai il tempo al lettore di comprendere qual la tua idea perché hai detto 10 cose diverse in 5 ore e secondo me è controproducente però purtroppo far passare questo messaggio oggi è complicato.”
Joe Casini: “C’è un po’ l’impressione che in questi ultimi anni, in particolare con l’avvento dei social, una parte dell’offerta politica in particolare quella legata ai populismi abbiano avuto la capacità di capitalizzare molto bene il tipo di dibattito che si genera che è legato spesso a chi ha ragionamenti a breve termine, che ragionano più su fenomeni locali e non fanno grandi approfondimenti, tutte necessità che si sposano bene con i social. Effettivamente lo spazio per fare gli approfondimenti è un po’ più limitato. Al contrario ha fatto fatica e sta facendo fatica ad organizzarsi tutta l’altra parte del campo, partiti di destra o di sinistra, che cercano soluzioni a lungo termine più legate all’approfoniemento. Venendo tu dall’esperienza di un un politico che non era popoluista da questo punto di vista, questa è una difficoltà che si percepisce e secondo te è un problema strutturale che in qualche modo si sta muovendo o effettivamente c’è questo gap che al momento non viene colmato?”
Piero Bonito Oliva: “Io credo che i social abbiano da un lato agevolato il dibattito pubblico e messo al centro dell’attenzione temi che riguardano la vita pubblica di tutti i giorni. Da un lato questo rappresenta un aspetto positivo, l’aspetto negativo ovviamente è che anche per responsabilità di una parte policia e una parte della politica, soffiando sul fuoco dell’insoddisfazione, andando a trattare temi di pancia per le persone con un tipo di vocabolario forte con toni accesi questo ha alimentato la rabbia che si è manifestata uno sviluppo sempre più drammatico anche di haters che colpiscono con una feroce e una violenza, e questa è la mia testimonianza che posso portare a te e agli ascoltatori, c’è una responsabilità seria quando un comunicatore e un politico fa un tweet o un’uscita pubblica. Ho visto con i miei occhi la violenza con cui i commenti sotto i post della presidente Boldrini inneggiavano a qualsiasi tipo di atto sul corpo della presidente, una cosa pazzesca, e li posso dirti che un’attività di reazione della presidente potrebbe fare scuola perché lei non si è fermata, non ha lasciato quei commenti li, ha voluto ripubblicarli per mostrare a tutti che cosa può portare la violenza in politica.”
Joe Casini: “Uno degli aspetti che più ha segnato l’esperienza della Boldrini è stata la violenza che scaturiva spesso nella reazione e questo mi porta a farti la domanda del filo del rasoio: in un periodo in cui chiunque utilizza i social anche raccontando una dimensione personale della propria vita privata, in generale questo confine si è molto assottigliato, per i politici questo confine c’è e dove sta? Quanto il tema della privacy e della trasparenza, quindi il giornalismo che cerca sempre di raccontare anche gli aspetti personali perché sono elementi di trasparenza nei confronti dei lettori, per contro in un contesto in cui tutti siamo abituati a non avere limiti soprattutto sui social, facevi riferimento agli haters, non sentiamo l’esistenza di alcun tipo di limite. Dov’è questo confine? Dove finisce la sfera pubblica e dove inizia la sfera personale?”
Piero Bonito Oliva: “Il mostrale la sfera privata sui social caratterizza ormai quasi tutti i politici, serve ad avvicinare il politico al cittadino. Io non ho una cattiva opinione rispetto all’apertura delle porte di casa. è qualcosa che effettivamente può avere una sua ratio in termini di comunicazione politica e comunicazione pubblica. Il tema vero è quanto poi la privacy del politico debba essere in un certo modo rispettato e soprattutto cosa mostri della tua vita privata, mostri sempre quello che puoi e vuoi mostrare, siamo sempre in una sorta di vetrina in cui mostriamo quello che vogliamo mostrare. Rispetto al rapporto tra lettore e lettore, io parlo di lettore perchè credo che in questa fase di evoluzione della comunicazione manchi molto il ruolo di intermediazione dell’informazione del giornalismo, i social hanno creato un grandissima crisi di sistema nel panorama editoriale e credo che il giornalismo debba tornare ad assolvere quella funzione fondamentale per la democrazia che è quella di tradurre il messaggio politico. Effettivamente c’è un problema di intermediazione, il giornalismo serve a tradurre il messaggio dei politici nel modo corretto, oggi è più semplice per un politico parlare direttamente all’elettore quindi ovviamente favorisce quel tipo di comunicazione. Io lavoro per un’agenzia di stampa, che è informazione primaria, significa che il messaggio passa prima in un’agenzia di stampa e poi arriva a tutti gli altri organi di stampa. Oggi sostanzialmente questo passaggio ha perso degli anelli, si è passati dalla fonte, che in questo caso è la dichiarazione del politico, direttamente al destinatario del messaggio che è il cittadino ed elettore. Non sempre questo rapporto è positivo perchè poi i corpi intermedi servono a declinare e a tradurre quel messaggio nel modo giusto, a volt effettivamente io credo che gli haters o questo dibattito così acceso sia, quando ovviamente gli organi di stampa siano responsabili anch’essi declinano con oggettività il messaggio quindi non aizzano gli animi, fondamentale.”
Joe Casini: “Questo è un aspetto molto interessante, mi veniva in mente mentre parlavi su i chiaroscuri il momento che ha segnato lo spartiacque sulla comunicazione politica in questi anni è stata la campagna di Obama, il primo caso di una campagna social ed è una parentesi che ha dato prima Obama poi Trump, al di là che ognuno trova i chiari scuri come preferisce, però siamo passati da un estremo all’altro. Penso anche al momento che stiamo avendo nella politica in Italia, uno dei temi di cui si discute molto è che la Premier e i politici spesso non fanno conferenze stampa, non si prestano tanto all’interlocuzione giornalistica, fanno delle dichiarazioni sui social o direttamente in tv ma senza delle domande. La domanda che ti volevo fare è: cosa può fare il giornalismo? Tu parli di una crisi sistemica, in questo scenario in cui si è disintermediato tantissimo con alcuni aspetti positivi ma anche con degli aspetti critici su una funzione nevralgica delle nostre società che è quella appunto dell’informazione, il giornalista oggi cosa può fare?”
Piero Bonito Oliva: “Il giornalista in realtà può innanzitutto imparare ad utilizzare gli strumenti di comunicazione moderna e ovviamente avere un approccio diverso rispetto agli strumenti stessi. Io credo che negli anni, in realtà, la categoria abbia preso consapevolezza dell’importanza di maneggiarli con una certa attenzione. Ho visto diverse redazioni, c’era una sorta di poca attenzione ai social come se fossero qualcosa di non particolarmente importante a cui prestare attenzione, parlo anche di quotidiani, carta stampata ovviamente, oggi ci si accorge che il messaggio arriva molto più velocemente con maggiore efficacia e pervicacia su i social piuttosto che su un articolo di 5000 battute sulla carta stampata. Quindi innanzitutto io direi imparare ad utilizzarli nel modo giusto, vedo che comunque la strada intrapresa è positiva, oggi le grandi testate stanno cominciando ad utilizzare i moderni strumenti con un certo tipo di attenzione, il web oggi giorno se non sono alimentati con qualità e si va nella direzione di una sempre più stretta interconnessione tra i social delle testate giornalistiche e i siti online, i podcast, io credo che bisogna stare al passo con i tempi. La risposta è che il giornalista deve stare al passo con i tempi, teoricamente dovrebbe andare più veloce dei tempi cioè arrivarci prima, secondo me siamo arrivati con un po’ di ritardo ma ci stiamo arrivando.”
Joe Casini: “Tra l’altro proprio nel giornalismo ci sono molti case study interessantissimi proprio sul modello di business, dal momento in cui è venuta meno il discorso della pubblicità si è iniziati a fare abbonamenti, è una realtà molto dinamica da seguire.L’anno scorso abbiamo fatto una puntata con Filippo Sensi e una delle domande che gli ho fatto è stata: qual’era il ricordo più particolare nella sua esperienza. Ti volevo fare la stessa domanda, nel momento in cui hai la possibilità di essere così vicino a dei ruoli che hanno un impatto enorme sulla vita delle persone, immagino ti sarai trovato in tante situazioni da questo punto di vista, tante sensibilità, istanze, c’è un moment che associ in maniera indelebile a quell’esperienza?”
Piero Bonito Oliva: “Innanzitutto grazie per questa domanda perché mi permette di ricordare un’esperienza istituzionale che mi ha formato molto e soprattutto credo che sia un onore lavorare per i palazzi istituzionali a Monte Citorio, che è la casa della Democrazia. Il momento che mi ha colpito di più è stato un banalissimo giorno in Parlamento con la presidente Boldrini, ricordo che è stata presidente della camera, c’era una visita guidata di una scolaresca e noi passando accanto delle giovani studentesse hanno incrociato lo sguardo della presidente e hanno chiesto a gran voce di accompagnarle in questo percorso e lì la presidente si è prestata a fare da guida turistica e vedere questo incrocio con una richiesta di abbraccio di queste giovani donne che identificano in una politica un punto di riferimento, un modello per il femminismo del futuro, mi sono sentito parte di qualcosa di importante.”
Joe Casini: “Immagino, anche perchè effettivamente ha avuto anche questo enorme valore simbolico perché non vedere mai rappresentato il proprio genere in ruoli di potere vuol dire che non ti dai neanche quella possibilità tu stesso in un futuro. Quindi, lei ha rappresentato dopo tanti anni in cui mancava una figura di potere donna. Immagino sia stato per le ragazze un modello.”
Piero Bonito Oliva: “Io colgo l’occasione anche per ringraziarle, non è stato tutto rose e fiori, nel senso che la presidente è una persona molto esigente, chi fa comunicazione politica sa chi più chi meno che è un tipo di lavoro totalizzante, non esistono pause, la vita privata la devi mettere da parte per un certo periodo di tempo perchè effettivamente devi seguire il flusso di notizie ininterrotto, non si smette mai, e quindi da un certo punto di vista è stancante però al tempo stesso è gratificante. è stato molto gratificante dal punto di vista professionale fare quest’esperienza.”
Joe Casini: “Infatti dicevi non è stato tutto rose e fiori. La domanda che ti volevo fare è: uno degli aspetti fondamentali della comunicazione è anche la gestione delle crisi quando si verificano. Anche lì ci sono stati dei momenti critici che ti ricordi? Hai fatto riferimento in generale al clima di violenza che accompagnava spesso la comunicazione. Ci sono stati degli episodi particolari che ti ricordi e qualcosa che hai imparato che ancora ti porti dietro da questi episodi?”
Piero Bonito Oliva: “Alla fine di crisi ce ne sono state tante perché la presidente comunque dice sempre quello che pensa e questo ha delle ripercussioni però devo dire che al di là della difficoltà nell’andare a rispondere a certi momenti di crisi potevamo essere d’accordo o meno su alcune cose, tanto poi decide sempre lei. Il comunicatore non è sempre d’accordo con tutto ciò che tira fuori e comunica all’esterno però ubi maior dicevano i latini.”
Joe Casini: “Prima di andare verso la parte conclusiva c’è ancora una domanda che ti volevo fare: la tua impressione è che i social nel dibattito politico, ma proprio nella qualità delle nostre democrazie, stanno avendo un impatto più positivo o più negativo, dove vedi dei margini per poter tirare fuori ancora aspetti positivi? Secondo te in che momento stiamo e dove stiamo andando?”
Piero Bonito Oliva: “Oggi secondo me siamo in un momento non molto positivo sinceramente, nel senso che continuiamo ad avere questa violenza, nei primi anni ricordo la bambola gonfiabile della presidente, non so se ti ricordi, delle campagne del movimento 5 stelle su ‘che cosa vorresti fare alla Boldrini se te la ritrovassi in macchina?’, quelle sono stagioni che sono state messe da parte però su alcuni temi continuiamo ad avere un approccio dal mio punto di vista sbagliato, mi riferiscono in particolare al tema immigrazione, al tema sicurezza, si cavalca l’onda dell’odio e questo non è positivo anche perchè influenzi l’opinione pubblica nel modo più sbagliato. Quindi io credo che per rispondere alla domanda, il mio suggerimento da elettore è verificare le notizie, contro verificarle con più organi di informazione, non fermatevi al posto del politico, verificata magari non soltanto con una singola testata ma con più testate, perché potreste effettivamente avere una percezione compiuta del fatto che diverge rispetto a quanto avere letto da un post di un politico. Quindi oggi io ritengo che sia fondamentale il ruolo dell’informazione, siamo in una fase in cui certe campagne di odio si vedono con minore frequenza però c’è un tipo di approccio populista alla comunicazione sui social e questo ovviamente risponde al dobbiamo andare a colpire e prendere ciò che più interesse all’elettore. Leggete i giornali.”
Joe Casini: “Avevo detto che era l’ultima domanda ma non è vero, te ne voglio fare un’altra proprio perché hai riportato alla mente degli episodi veramente allucinanti, non mi vengono in mente altri termini. La domanda che ti volevo fare è: spesso nell’immaginario comune c’è l’idea che la rappresentazione pubblica che si fa nella contrapposizione politica tra i partiti poi spesso dietro in realtà c’è un altro tipo di comunicazione. A me colpì tantissimo quando fu eletto l’attuale presidente del Senato e ci furono anche voti dell’opposizione e non ricordo chi nel commentare l’elezione disse ‘voi considerate che è una persona che sta in politica da 30 anni, ci sono persone che vuoi o non vuoi sono 30 anni che lavorano insieme, sono diventate anche amiche, si creano rapporti personali che vanno al di là di quelle che possono essere le rigidità dei partiti’. In questa differenza cioè tra ciò che è la comunicazione verso l’esterno e ciò che possono essere poi i rapporti interni, quando succedono episodi così sgradevoli e sopra le righe cosa succede dietro le quinte?”
Piero Bonito Oliva: “Io posso dirti cosa succede dietro le quinte della presidente Boldrini, li denuncio tutti, tanto è vero che lei lo ha fatto e diverse cause le ha vinte e io su questo voglio fare una considerazione con te: non so se ci hai fatto caso ma, prendo ad esempio Matteo Salvini, il Matteo Salvini di X non è lo stesso Matteo Salvini che si vede in tv o che vedi ad un’iniziativa pubblica, oggi riveste una carica importante, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, non è lo stesso, ci sono due politici diversi. Uno che cavalca i trend con un tone of voice forte, aggressivo e poi c’è un altro che è quello consapevole che non può ripetere lo stesso tipo di approccio ad un’iniziativa pubblica in cui ha quell’incarico così importante per la nostra repubblica. Quindi anche li invito l’elettore a considerare bene pesi e contrappesi di ciò che legge sui social, facciamo molta attenzione e uno sforzo in più perché, secondo me, per essere cittadini consapevoli bisogna avere quello spirito e quella curiosità di approfondire. Io sono un amante della mia professione, credo sia davvero fondamentale per la democrazia e oggi ce ne accorgiamo proprio perchè ci sono i social.”
Joe Casini: “Parlando ora di bolle, come nella comunicazione le camere dell’eco, il politico va incontro alla comunicazione che si aspetta il suo elettorato, ecco, la domanda è: la comunicazione politica da un punto di vista di impatto secondo te che capacità ha di scardinare queste bolle? In questi anni la tua esperienza è che comunque parli sempre al tuo elettorato o effettivamente questa immagine così polarizzata che abbiamo sposta, c’è la possibilità di creare dei ponti o alla fine rimani sempre all’interno delle tue bolle?”
Piero Bonito Oliva: “Io credo che oggi rimani ancorato a quella che sui social chiamiamo, la fan base, cioè comunque parli ad una certa fetta di elettorato è difficile scardinarla, per questo credo che i social da un lato abbiano fatto del bene ma dall’altro non abbiano migliorato il dibattito pubblico, i temi sono declinati con un linguaggio, con un modo semplicistico che non li ha elevati, è raro che io abbia visto un dibattito/un confronto, anche tra il politico e l’elettore che abbia un contenuto davvero importante sui social. Potrebbe essere il metodo giusto per approcciare ai social però oggi questo non avviene, credo che non ci sia questo tipo di approccio.”
Joe Casini: “Per tornare al tema dei giornali e alla responsabilità di uscire dalle bolle, siamo noi che dobbiamo uscire dalla nostra bolla. Siamo in conclusione e nella piccola liturgia del nostro podcast, il momento conclusivo è la domanda tra gli ospiti. Il primo ospite che ti propongo è Adrian Fartade, si occupa di divulgazione sui social in particolare legata a tutto ciò che riguarda l’esplorazione dello spazio. La seconda ospite è Carola Frediani, giornalista e ha una newsletter bellissima che si occupa di cyberwar quindi di come tecnologia e politica interagiscono ma più legato agli aspetti geopolitici. Il terzo ospite è Massimo Cerulo, insegna sociologia all’università Federico II a Napoli e con lui abbiamo parlato di capitalismo emotivo, di come in qualche modo le emozioni vengono utilizzate nei processi economici del capitalismo. Quali di questi tre ti incuriosisce di più?”
Piero Bonito Oliva: “Per contingenza territoriale andrei su Cerulo perchè gli ascoltatori avranno percepito questa leggerissima cadenza.”
Joe Casini: “La domanda che ha lasciato Massimo è una domanda molto bello: cosa significa restare in silenzio nell’epoca digitale?”
Piero Bonito Oliva: “Bellissima domanda. Rispondo per il politico: il timore di sparire ecco perchè la bulimia, il dibattito pubblico è invaso da dichiarazione di politici sui social, perché il timore è che non posizionarsi sul tema significhi non esserci e il non esserci per un politico equivale a, lasciatemi passare il termine, sparire, nel senso morire politicamente. è un rischio, nel senso che la domanda che io faccio è: pesa più una dichiarazione su qualcosa che realmente hai dentro e quindi pensi possa dare un contributo al dibattito pubblico o commentare qualsiasi fatto accade durante il giorno per ricordare all’elettore che c’è Pietro Bonito Oliva, candidato a questo tipo di elezioni in quel collegio? Io voto per la prima ma non sono convinto siano tutti d’accordo con me.”
Joe Casini: “Questa era la domanda per gli spettatori quindi ognuno di loro potrà dare la propria risposta nei commenti. C’è una domanda che vorresti lasciare ai prossimi ospiti?”
Piero Bonito Oliva: “Ritorno sul giornalismo. Che cosa si aspettano dal giornalismo del futuro e dal presente? Che cos’è che non va bene dell’informazione oggi?”
Joe Casini: “Bellissima domanda, la userò in maniera chirurgica per vedere che cosa risponderanno.”
Piero Bonito Oliva: “Aspetterò le risposte.”
Joe Casini: “Ci tenevo tantissimo a fare questa puntata proprio perchè credo che se riusciamo a fare una riflessione, come sottolineavi proprio tu la responsabilità poi è nostra, di come la disintermediazione che per alcuni versi e stadi può aver portato anche a degli aspetti positivi ma insomma riusciamo veramente a capire come una comunicazione troppo gerarchica, semplificata, diretta e non filtrata abbia poi delle ripercussioni sulla nostra società, credo che siamo esattamente in quella fase lì e quindi ti ringrazio per averci aiutato ad esplorare come poi fare comunicazione non è semplicemente riportare ciò che viene detto ma è dargli un significato e approfondirlo. Ti ringrazio per essere stato questa domenica con noi.”
Piero Bonito Oliva: “Grazie a te e ai tuoi ascoltatori.”
Joe Casini: “Vi do appuntamento tra due settimane per la prossima puntata di mondo complesso. Buona domenica.”