Insieme alle ospiti Luana Valletta Psicologa, vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna, e Danila De Stefano, CEO di Unobravo – Servizio di psicologia online, si parla dello stigma sociale che rappresenta ancora andare dallo psicologo nel nostro paese, di quante resistenze incontriamo nell’accettare il cambiamento, e di come le realtà aziendali si approcciano alla preziosa risorsa della cura della salute mentale.
Joe Casini: “Buongiorno. Buongiorno e buona domenica. Benvenuti alla seconda puntata del podcast di mondo complesso. Un podcast in cui cerchiamo di raccontare un po’ della complessità delle cose del mondo. Oggi lo faremo non con uno ma con due ospiti che sono la dott.ssa Danila De Stefano CEO di Unobravo, benvenuta Danila.”
Danila De Stefano: “Grazie, grazie dell’invito.”
Joe Casini: “E la dottoressa Luana Valletta vicepresidente all’Ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna. Benvenuta Luana.”
Luana Valletta: “Grazie e buongiorno a tutti.”
Joe Casini: “Allora la prima domanda che volevo fare era partire un po’ dalle basi. Ho una deformazione professionale, io mi occupo di sviluppo business, quindi la prima cosa che si fa quando si cerca di posizionare un prodotto o un nuovo servizio è anche definire le parole col quale quel prodotto viene poi posizionato sul mercato e quindi verrà poi cercato dagli utenti. Quindi la prima domanda che volevo fare è una domanda molto semplice, può rispondere chiunque di voi voglia, ed è: ho l’impressione che a volte ci sia in chi ci ascolta, ma normalmente, un po’ di confusione tra i termini psicologo e psicoterapeuta. Questi termini vengono utilizzati per cercare in qualche modo il servizio. Quindi iniziamo a fare un po’ di chiarezza, cioè di questi termini che vengono utilizzati a definizione del servizio quali sono quali sono le differenze tra tra questi termini?”
Luana Valletta: “Allora per quanto riguarda lo psicologo o la psicologa sappiamo che è un percorso di 5 anni più il tirocinio, anche se ora, come dire, si sta attuando una laurea abilitante più un esame di stato che consente al professionista a quel punto di poter occuparsi di diagnosi, cura e prevenzione. è anche vero che poi andremo con, questo vale per qualsiasi professionista a qualsiasi livello di carriera che, come ci ricorda anche il nostro codice deontologico, non dobbiamo diventare dei tuttologi, improvvisarci o lavorare male, ma qualora capiamo che un certo tipo di lavoro di committenza o di incarico non è proprio la nostra portata è sicuramente importante inviare ad altri colleghi o perché no, questo è sempre raccomandabile per chi lavora nell’ambito clinico, farsi comunque supervisionare e far parte di gruppi di intervisione. Lo psicoterapeuta, invece, può essere o un psicologo o un medico che dopo la laurea ha conseguito un’ulteriore scuola di specializzazione, pubblica o privata. Mentre poi esistono anche altre figure professionali che tante volte ruotano attorno alla psicologia, a volte sembrano anche psicologi, ma li assolutamente attenzione perché, figure come coach counselor e quant’altro, sappiamo che in realtà, proprio un consiglio spassionato per la tutela dei cittadini di diffidare da chi parla di psicologia di usare strumenti psicologici e non è psicologo.”
Danila De Stefano: “Aggiungo lo psichiatra, che anche li si fa un po’ di confusione, è un laureato in medicina, quindi non in psicologia che si è specializzato nella cura di quelli che sono le difficoltà mentali e molto si sovrappone anche con il tipo di paziente che si rivolge allo psicologo e lo psichiatra lavora principalmente tramite supporto farmacologico.”
Joe Casini: “Sgomberato un po’, diciamo, il campo da questa che poteva essere uno di quei dubbi ricorrenti che poi qualche ascoltatore poteva avere, volevo iniziare un po’ a ragionare sul termine domanda e offerta di mercato. In questa chiacchierata tre c’è Danila che ha un’esperienza di successo perché è la CEO di Unobravo. Unobravo credo sia, correggimi se sbaglio, la principale e più utilizzata piattaforma per le psicoterapie on-line, quindi la domanda che ti volevo fare proprio sul lato dell’offerta, ma soprattutto sul tema di intercettare la domanda, parlavamo dei termini che vengono utilizzati come psicoterapia,ma spesso non si arriva, magari con una domanda così esplicita, cioè, come si può utilizzare in primis gradirei strumenti web per intercettare la propria domanda, in particolare nel caso della psicologia per Unobravo, mi avrebbe da dire per chiunque ci ascolta da una startup o un servizio sul web?”
Danila De Stefano: “Diciamo che una cosa che noi abbiamo fatto in Unobravo che, secondo me, è molto efficace proprio per il discorso che dici tu è quello di cercare di comprendere qual è la domanda perché tante volte l’utente medio non conosce quelli che possono essere anche solo le definizioni che un psicologo darebbe a quello che sta vivendo quindi, per esempio, noi lo facciamo attraverso non categorie diagnostiche ed etichette che è una cosa dal quale ci distanziamo anche abbastanza come approccio, ma semplicemente raccogliendo quella che è un’anamnesi molto semplice, parlata con le parole degli utenti, non con le parole dei professionisti, per cercare di recuperare quelle che sono le sintomatologie. Per dirlo in modo molto semplice: mi sento spesso ansioso, la mia ansia non riesce a farmi fare quello che vorrei durante la giornata, cose alla portata di tutti che sono comprensibili da tutti e credo che questo sia una delle cose che a noi, nel nostro caso, ha aiutato tanto ad avvicinarci agli utenti perchè appunto cerchiamo di parlare la stessa lingua, ovviamente mettendo a disposizione dei professionisti che dal canto loro invece sono qualificati ovviamente e fanno una psicoterapia e un sostegno psicologico.”
Joe Casini: “Questo è un aspetto che mi interessa moltissimo perché spesso, lo vedo anche con con i clienti, l’errore che un po’ si fa è quello di aspettare che i propri potenziali clienti cerchino i nostri servizi per come noi li definiamo e con i termini che noi magari, che abbiamo anche un bagaglio tecnico, quindi insomma un’altra skills, ma chiaramente i termini che utilizziamo noi tecnici mentre questo che stavi raccontando te è uno spunto di riflessione molto interessante, poi per chiunque. Cioè dobbiamo ovviamente parlare la lingua delle persone con cui vogliamo aprire un discorso non la nostra.”
Danila De Stefano: “Altrimenti c’è distanza e questo sono convinta che vale per tutte le professioni, non solo per la nostra, perché ci sono molte professioni altamente specializzate e per forza di cose, e meno male, il professionista impara una lingua nuova che però non è quella conosciuta dalle persone, quindi quello che noi facciamo, e che io veramente consiglio a qualsiasi professionista di fare, è quello di cercare di capire come l’utente vive quelle cose e anche come le chiama, come le racconta ed è un qualcosa che, ripeto, avvicina perché da una comprensione maggiore inevitabilmente. Detto detto questo, la domanda è veramente molto variegata, da utente a utente cambia tantissimo, noi ci siamo impegnati tantissimo a dare un range molto ampio di quelle che sono le potenziali difficoltà, le potenziali richieste e questa è un’altra cosa molto importante. Una cosa che dico sempre che per quanto riguarda la medicina conosciamo che esiste il gastroenterologo, il ginecologo, in psicologia siamo tutti psicologi, quindi sembra che siamo tutti uguali, gli psicoterapeuti sono tutti uguali, in realtà ci sono una miriade di scuole diverse, una miriade di esperienze che le persone possono fare nel loro percorso, quindi è chiaro che chi lavora per anni in una clinica che si occupa di disturbi alimentari non ha la stessa esperienza di chi non ha mai visto un paziente con disturbo alimentare e si chiamano entrambi psicoterapeuti.”
Luana Valletta: “Se posso aggiungere infatti molte volte abbiamo lo stereotipo dello psicologo che si occupa solo di psicologia clinica e quindi anche lì a volte ci perdiamo. Invece è importante sapere che esistono gli psicologi del lavoro, gli psicologi scolastici, gli psicologi di comunità. Quindi non ci si occupa solo della clinica, ma sono diversi ambiti di lavoro, di intervento con diversi strumenti a livello scientifico anche che possono essere utilizzati. Quindi anche lì se ci immaginiamo uno psicologo in azienda non dobbiamo immaginarci lo psicologo sul lettino in ufficio, ma sono interventi di lavoro molto molto diversi e con loro con la loro dignità, quindi assolutamente come diceva Danila, essere tutti i psicologi, ma anche tra psicologi abbiamo ognuno di noi le diverse specializzazioni sia in ambito clinico che non.”
Joe Casini: “Assolutamente. Un concetto che prendo in prestito dalla neurobiologia e che uso tantissimo quando vado dai clienti in giro ed è il concetto di soglia di attivazione. Per chi ci ascolta e ha meno dimestichezza se l’attivazione, per esempio in un neurone, è il livello energetico raggiunto il quale il neurone si attiva e scarica e quindi innesca poi le sinapsi e così via. Questo è un concetto che secondo me rappresenta benissimo l’attività che è necessaria fare per promuovere qualunque tipo di comportamento, faccio un esempio: se il mio obiettivo è in una campagna marketing far fare un acquisto all’utente devo raggiungere la soglia di attivazione di quel comportamento ossia fare in modo che l’insieme delle motivazioni e, quindi, l’energia che l’utente, in qualche modo, riceve dalle mie comunicazioni raggiunga un livello tale da poter attivare quel comportamento. Chiaramente varia da utente ad utente, infatti tutto il marketing si basa oggi sulla profilazione e segmentazione degli utenti. Ecco prendendo un po’ in prestito questo questo concetto mi verrebbe da dire rivolgersi a un servizio di consulenza psicologica ha una propria soglia di attivazione che viene determinata dalle resistenze e da tutti quei fattori che, in qualche modo, tendono a far alzare questa soglia e fanno sì che poi gli utenti e facciano residenza non si attivano e non richiedono il servizio. Secondo voi quali sono questi fattori che possono, in qualche modo, inibire l’invio della richiesta al professionista vale per i privati ma vale anche per le aziende e forse, mi viene da dire, vale anche per la società che sta in questi anni sempre più inserendo qualche modo in organico lo psicologo, ma ancora in alcuni casi si fa fatica. Non so chi per prima vuole dare una risposta.”
Danila De Stefano: ”Sicuramente ci sono tantissime resistenze che possono esserci, tra cui anche a livello culturale un forte stigma nei confronti della salute mentale. Questo è un mix tra cultura a livello proprio di informazioni, quindi prima abbiamo iniziato parlando della differenza tra psicologo, psicoterapeuta, altri tipi di figura eccetera, ma anche il capire quali sono i benefici, non tutti li conoscono anche giusto così, magari nella vita non c’è mai stato bisogno di capire questa cosa. Però un’altra cosa, come dicevo, lo stigma culturale in Italia è molto forte. Una delle cose che vediamo è che va a diminuire con le nuove generazioni, per fortuna, rispetto ad anni fa, quindi noi vediamo che c’è un miglioramento in tal senso, ma è ancora molto forte. Questi sono due fattori, secondo me, che ostacolano tantissimo.”
Luana Valletta: “Si è vero, viviamo ancora di pregiudizi e stereotipi, ma anche quella vergogna associata. è difficile trovarsi in un gruppo di amici e dire «Ah lo sai no, dopo devo andare dallo psicologo» è diverso da dire «Ah no, dopo devo andare dal fisioterapista» oppure «Vado a farmi un massaggio», perché no! Anche perché non è che ci occupiamo solo di disagi, ma anche di benessere, prevenzione e promozione della salute e del benessere, quindi perché no? E quindi c’è ancora un lavoro molto molto importante da fare, di dissociare dal pensare che se vai dallo psicologo sei fragile, sei matto o hai chissà quale problema, anzi, forse in realtà, magari è più problematico chi non intraprende un percorso di consapevolezza anche per affrontare le difficoltà anche, perché no, transitorie della propria vita. Quindi, credo che un lavoro culturale sia quantomeno necessario, quindi perché no, periodo di transizione, ho perso il lavoro, devo cambiare città o quant’altro, mi sono lasciata magari posso chiedere anche una consulenza molto breve molto mirata su quella difficoltà in quel momento, immaginiamoci come una stampella o qualcosa che mi aiuta per quel momento a tornare. è come la fisioterapia dopo ritornare a camminare, correre e giocare per usare altri immagini e quindi abbiamo proprio bisogno di farci anche promotori e, perché no, abbattere anche noi stessi dei tabù e dire «Ah sì domani devo andare dalla mia psicologa, ho il tagliando di fine anno», anche con un pizzico di ironia e normalizzarla.”
Joe Casini: “A costo di sembrare venale diciamo, tra i fattori di resistenza a me verrebbe da dire, un po’ anche le chiacchiere che si fanno con amici e conoscenti, la questione del costo del servizio, iniziare un percorso obiettivamente può anche avere un costo per un bilancio personale/familiare anche importante e quindi su questo la domanda ve la faccio anche su quello che è successo in queste settimane relativamente al bonus psicologo, ora posto che personalmente nel mio mondo ideale il bonus psicologo non è l’obiettivo massimo da raggiungere ma al tempo stesso mi viene da dire che nella fase in cui stiamo vivendo il fatto che sia stato levato lo trovo personalmente allucinante. Sulla questione bonus psicologo voi che opinione avete?”
Luana Valletta: “Allora personalmente dipende come lo immaginiamo, nel senso che dire “ok, c’è stata una pandemia più di 2 anni, per usare un’immagine, c’è una ferita aperta un’emorragia da tamponare, allora il bonus è misura veloce, immediata e che, sicuramente, permette un certo grado di libertà a un cittadino di qualsiasi età di dire bene mi scelgo, anche perché no, lo psicologo o la psicologa vicino casa o che magari, come dire, anche nel privato mi posso anche trovare meglio. Ho anche un po’ di libertà di scelta maggiore. Chiaro è che se pensiamo al bonus psicologico da solo è monco. Anche perché inutile dirlo anche una regione virtuosa come la nostra Emilia-Romagna i servizi già prima della pandemia erano in difficoltà nell’erogare tutte le prestazioni psicologiche di cui la cittadinanza ha bisogno, per non parlare degli interventi di prevenzione e promozione del benessere che, ovviamente, se faccio fatica a curare faccio anche fatica a prevenire che le persone stiano male. Quindi abbiamo bisogno di fare un intervento/spot breve, mirato, veloce, ma anche di iniziare a potenziare i servizi pubblici, perché è giusto che un cittadino che non ha le possibilità non sa dove poter chiedere aiuto e non è neanche giusto dall’altra parte, molti nostri colleghi lo fanno anche in periodo di covid che magari sia sempre il privato che ha già dei posti importanti lo dico al cittadino «Oddio la cifra. Mi hanno chiesto 60 euro per un’ora», ma il libero professionista guadagna meno della metà di quello che chiede che va in tasse, quindi immaginavo c’è anche le prestazioni a basso costo gratuite e tutto come dire un mancato guadagno, ma non da business da pagare le bollette, l’asilo nido al figlio, piuttosto che la quotidianità come un qualsiasi altro lavoratore/lavoratrice, quindi per chiudere ok se lo inseriamo in un processo ma abbiamo sempre più bisogno di rafforzare il sistema pubblico e perché no anche delle nuove forme con convenzioni pubblico-privato, come accade per altre discipline sanitarie anche lì dando così al cittadino anche una libertà di scelta di potersi orientare in questo e sperimentazione della campagna della legge sullo psicologo di base piuttosto che gli psicologi di quartiere che alcuni comuni stanno portando avanti ed altre sperimentazioni anche possono aiutarci ad entrare in quest’ottica. Ma anche li superando le sperimentazioni e iniziando a investire. Anche perché, ricerche alla mano, quanto investiamo in psicologia riusciamo anche a risparmiare altre usciti anche termini sanitari, prestazioni non necessarie, non richieste, somatizzazioni, piuttosto che oppure peggioramenti che si ho bisogno di assumere psicofarmaci per un tot di anni quando magari mi bastavano pochi colloqui, un supporto mirato nel momento in atto per poter stare meglio.”
Danila De Stefano: “Sono d’accordissimo con Luana. Secondo me la rabbia dell’abolizione del bonus psicologo è più legata al fatto che per l’ennesima volta non viene dato il valore alla salute mentale che invece dovrebbe avere, dovrebbe essere al centro la vita alle persone, però sono d’accordo con quello che dice Luana ovvero il fatto che non è una soluzione, è un qualcosa che sarebbe andato molto bene in un periodo come questo, prima di tutto perché non c’è un apparato più complesso ma che sarebbe più appropriato che funziona. Il fatto che tutto ciò non esiste non può essere tamponato per sempre da un bonus, però di nuovo, come dice Luana, poteva essere un’ottima misura per un periodo di emergenza dove non possiamo oggi metterci a tavolino e fare gli investimenti necessari e pretendere che tra un mese è tutto a posto, abbiamo risolto tutto, abbiamo creato una struttura molto più efficace a livello di salute mentale in tutta Italia e per tutte le fasce di reddito, quindi ripeto la rabbia e più verso quel simbolo che è mancato, quella consapevolezza da parte del Governo, dello Stato di dire «Questa è una cosa importante per le persone, siamo consapevoli che le persone stanno soffrendo e quindi mettiamo questa toppa.»”
Joe Casini: “Su questo Luana ti devo fare una domanda, anche perché molti miei clienti ma anche di chi ci ascolta probabilmente comunque sono sistemi di rappresentanza in cui lavorano nell’ambito di quello che si chiamano un po’ corpi intermedi, quindi su l’interlocuzione politica, tu in quanto comunque esponente degli ordini degli psicologi la domanda che ti volevo fare è ok sulla battaglia del bonus psicologo in qualche modo uno si potrebbe domandare ma appunto allora gli organismi di rappresentanza, gli Ordini o comunque in generale i sistemi di rappresentanza e i corpi intermedi se non combattono e non fanno la differenza in queste battaglie – come è stato appunto il mancato rinnovo del bonus psicologo – che ragione d’essere hanno oggi?”
Luana Valletta: “Si, ovviamente ognuno nel suo campo, nel senso che se pensiamo, per esempio, ai sindacati è qualcosa di molto evidente e molte volte anche le ultime battaglie sindacali è capitato, non dico che sia sbagliato, però magari è stato passato il buono pasto e magari e non si facevano delle lotte per i professionisti precari o che non godevano di alcun diritto, dalla malattia alla maternità e non solo, e quindi sicuramente c’è stata una forte crisi di rappresentanza. Ma anche proprio di colleghi professionisti che poi si mettono anche in gioco perché poi, sempre il cane che si morde la coda, non è colpa di qualche d’un altro che amministra male. Cosa faccio anche io per fare per far cambiare quel corpo con l’organismo e quindi anche nella partecipazione attiva, nel pungolare, nel pretendere anche che ognuno nel proprio ruolo faccia il proprio lavoro, questo anche nelle istituzioni, perché no, negli ordini. Gli ordini hanno come compito primario quello di tutelare la salute dei cittadini, il problema è il livello politico, secondo me, fa ancora fatica a capire che è un bisogno reale perché non un cittadino si vergogna, fa fatica a uscire sul giornale a dire voglio lo psicologo, pretendo lo psicologo ma in realtà è un bisogno che c’è e lo sente. Allora questo che voglio dire ai politici, magari non è che perché forse c’è poco rumore allora qualcosa non esiste, forse solo perché c’è molta vergogna, ma in realtà anche politicamente una misura che va incontro a questi bisogni verrà sicuramente molto apprezzata sia dei cittadini e, perché no, anche della comunità degli psicologi che sono anche loro elettori, non siamo pochi in Emilia-Romagna, siamo più di ottomila psicologi per dare un numero e quindi sicuramente può essere un corpo da interrogare, dialogare e noi ci siamo. Ecco, penso di parlare al plurale.”
Joe Casini: “Totalmente d’accordo parlando di pervasività nella società, inevitabilmente anche un po’ per sofferenza personale, faccio sempre attenzione sul lato aziende, tu tra l’altra Danila hai un’azienda importante e la domanda che ti volevo fare è: Unobravo ha degli abbonamenti, dei piani, dei servizi rivolti, in particolare, all’integrazione nelle aziende? È un mercato che vi interessa? Anche perché secondo me potrebbe essere un modo per comunque portare nella società da una porta d’ingresso, secondo me privilegiata, anche il servizio poi. Quindi ecco sul lato aziende Unobravo come si pone?”
Danila De Stefano: “Allora noi assolutamente offriamo i servizi alle aziende di vario tipo sia sotto forma di welfare aziendale sia con le terapie one to one da offrire ai loro dipendenti sia anche con corsi di empowerment, focus group da far fare in gruppo ai dipendenti. Quello che posso dire, che un po’ unisce anche quello di cui stavamo parlando prima, è che siamo sempre figli della stessa cultura, quindi una cosa che abbiamo notato nel corso del 2021, anno in cui abbiamo aumentato quella che era la nostra strategia nei confronti delle aziende, di entrare nelle aziende, abbiamo stipulato dei contratti quindi stiamo lavorando con diverse aziende, anche aziende molto grandi, anche aziende che hanno il numero dipendenti molto alto, ma troviamo una resistenza enorme nei confronti anche di quello che poi è la parte finale di questo tipo di accordo, ovvero quando si parla con il Board che fa il budget dell’azienda e decide dove allocare anche lo
stesso Welfare. Succede un po’ quello che succede nello Stato Italiano, ovvero che molto spesso non viene riconosciuta l’importanza di quella che è la salute mentale ed è anche un modo un po’ ingenuo soprattutto nei confronti delle aziende e dei privati perché in realtà ci sono tantissimi studi che dimostrano che una cattiva salute mentale sul luogo di lavoro porta dei costi alle aziende enormi. Parliamo di turnover, persone che mollano il lavoro, parliamo di assenteismo, persone che sono stressate vanno in malattia, quindi non lavorano per diversi giorni, tutte cose legittime ma ci potrebbe essere una prevenzione a monte per supportare quella che è la salute mentale del singolo perché poi di fatto è la salute mentale della comunità, anche la comunità aziendale.”
Joe Casini: “Però dici il budget va sugli snack!”
Danila De Stefano: “Allora il budget va altrove, non ti so dire precisamente dove ma ti so dire che molto spesso le aziende offrono l’osteopata, il fisioterapista, ma poi quando arriva lo psicologo al massimo offrono una convenzione ma senza coprire parte del costo per i dipendenti, lasciando al dipendente comunque il fatto di doversi pagare le sedute da solo. Non vale ovviamente per tutte le aziende, perché abbiamo dei contratti in essere, ma tante volte ci siamo scontrati con quello che noi abbiamo interpretato come non comprendere effettivamente quanto c’è questa esigenza a maggior ragione in questo periodo, riprendendo la questione che sono due anni che siamo in pandemia e questo grava sulla salute mentale di tutti praticamente, non di alcuni sì alcuni no di tutti noi.”
Joe Casini: “Siamo purtroppo in conclusione della puntata, sapevo che sarebbe volata non solo perché eravamo i tre questa volta, ma anche perché il tema è un tema attualissimo e voi lo interpretata in due maniere diverse ma molto molto tutte e due attuali e contemporanee, quindi la chiacchierata è stata interessante tanto per me quanto spero per voi e soprattutto per chi ci ha ascoltato. Noi abbiamo l’abitudine di chiudere le puntate dei podcast facendo fare una domanda agli ospiti per l’ospite successivo. Lo facciamo ovviamente per cercare un pochino di enfatizzare come i vari saperi si intrecciano un po’ nel mondo complesso e quindi per essere un po’ coerenti con la filosofia del format. L’ospite della prossima puntata sarà Donata Columbro che è una giornalista che si occupa di divulgazione scientifica, ma in particolar modo lei si occupa appunto di capire e dare gli strumenti alle aziende e alle persone per capire come i dati vengono raccontati, perché a seconda di come raccontiamo questi dati poi inevitabilmente cambia anche un po’ la nostra relazione. Sarà una chiacchierata, sono sicuro, altrettanto interessante. Lei si definisce anche femminista dei dati. Avremo tante cose sul quale chiacchierare, quindi vi volevo chiedere se avete una domanda che volete riporti nella prossima puntata a Donata Columbro, quindi a voi la parola.”
Luana Valletta: “Sì, io ho visto che si occupa di dati, in realtà ne abbiamo tanti di dati che ci dimostrano che investire nella psicologia è utile, opportuno, fa bene. Come può aiutarci, in che modo lei comunicherebbe questi dati per facilitare un maggiore investimento in politica perché senza soldi non si canta messa per quanto riguarda i servizi psicologici?”
Joe Casini: “Perfetto Luana, Danila?”
Danila De Stefano: “Bellissima domanda. Io vado più sulla parte delle aziende e mi sono domandata, visto che io ho potuto constatare sulla mia pelle e sull’azienda che ho fondato quanto è importante l’analisi dei dati e il prendere delle decisioni sulla base di quelli che sono i dati tangibili e non solo le sensazioni, l’intuito che sono importantissimi, ma che secondo me devono andare a braccetto con i dati e, soprattutto, con la constatazione dell’insuccesso di tante aziende che non basano le loro scelte sull’analisi dei dati, quale secondo lei è il problema culturale in tal senso e cosa l’hai proporrebbe per incoraggiare di più le aziende ad innovarsi, mi permetto di dire, perché se non c’era analisi dati cento anni fa, lo capisco anche, ma oggi lo capisco un po’ meno. Quale può essere secondo lei una strada per convincere le aziende anche a livello di divulgazione, a livello di teoria che manca, io questo non lo so sicuramente lei lo sa, come fare per portare questa cultura, creare più aziende di successo in questo modo.”
Joe Casini: “Grazie Danila, grazie Luana, poterò la vostra domanda a Donata. Per chiudere tocca a voi risponde alla domanda che vi ha lasciato nella prima puntata il professor Mauro Ceruti che domanda con la quale credo sia perfetta un po’ per chiudere la chiacchierata che abbiamo fatto. Il professor Ceruti ha sottolineato come una delle cose che abbiamo scoperto nel mondo complesso è che le relazioni vengono prima degli oggetti, che può sembrare una frase un po’ astrusa, ma è quello che poi succede ad esempio se pensiamo ai social network: il nostro profilo, la nostra identità su un social network è definita non tanto da noi ma dalle relazioni che raccontiamo, quindi per esempio tutti gli hobby a cui ci “connettiamo”, anche le persone con le quali ci mettiamo in connessione, sono le relazioni che in qualche modo poi vanno a definire le nostre identità. La domanda che voglio fare è, essendo tutte e due psicologhe, l’importanza della relazione e come le relazioni ci definiscono in questo continuo rimando tra identità e relazioni?”
Danila De Stefano: “Diciamo che le relazioni sono sempre state centrali nella psicologia anche per gli approcci terapeutici che si concentrano sul singolo, comunque c’è uno sguardo a quella che è la storia della persona e a quelle che sono le relazioni. Guardiamoci indietro e guardiamoci oggi le relazioni sono ovunque sono nella nostra crescita, nella nostra storia, nel nostro quotidiano e quindi forse a noi psicologi sembra ovvia l’importanza delle relazioni e magari è un messaggio che spero arrivi a chi tende a darle per scontate o a non riflettere su di essa. Le relazioni tante volte sono proprio quello che è centrale e che può essere anche una fonte di stress di dinamiche disfunzionali che si ripetono senza riuscire a cambiare il modo in cui ci comportiamo, il modo in cui viviamo, eccetera. Vi lascio questa chicca: le relazioni sono proprio una delle domande che viene fatta più spesso in Unobravo, nel senso che la maggior parte delle persone in percentuale che si rivolge a noi lo fa proprio per difficoltà relazionali, quindi questo per rimarcare quanto sono centrali nella vita di tutti e che portano anche a delle riflessione e al desiderio di migliorarle, come giusto che sia. Anzi invito a chi non l’ha fatta ancora se si rende conto di essere in un periodo particolare a causa anche di dinamiche relazionali, lo psicologo fa anche questo, c’è un intero approccio dedicato alle relazioni.”
Luana Valletta: “Diciamo che le relazioni sono la vita, sono ovunque e dovunque anche con gli oggetti perché molti colleghi ora lavorano allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, come ci relazioniamo anche immediati o attraverso strumenti digitali, di robotica, di intelligenza artificiale e non solo. Quindi in realtà noi siamo relazioni, viviamo di relazioni, è componente essenziale della qualità della vita. è vero, per noi è scontato come psicologi e ci occupiamo in ogni ambito in cui si sviluppano le relazioni a qualsiasi livello. Quindi anche per quello non esiste solo la psicologia clinica ma anche tutte le altre discipline e credo che anche questo aspetto sia interessante, come diceva Danila, non dobbiamo aspettare che finiamo la nostra storia d’amore, ci stiamo separando, ma anche riuscire ad affidarsi a degli esperti per, anche perché no, migliorare ancora un po’ di più le relazioni, anche se è come dire “ma da 1 a 10 sto a 6/7, non mi lamento, ma le voglio migliorare ulteriormente” perchè no, è come usare una metafora del corpo nella sana alimentazione, nei sani stili di vita se posso stare ancora meglio perché non iniziare magari da oggi e iniziare a stare meglio. Le relazioni sono chiave perché posso anche avere una salute fisica perfetta, ma magari nel mio luogo di lavoro sto male, sono frustrata, non mi parlo con lui, con il mio vicino di casa, con il mio compagno, discuto sempre anche con i figli non ci capiamo, quindi riuscire a trovare delle chiavi di anche lavoro, auto lavoro, anche lavoro insieme agli altri è sicuramente prezioso per vivere meglio e in tutti i contesti, perché no, anche in un condominio, nelle proprie comunità.”
Joe Casini: “Con questo bellissimo messaggio vi saluto e ringrazio Luana Valletta, vice presidente dell’Ordine degli psicologi dell’Emilia-Romagna, e Danila De Stefano, CEO di Unobravo.”
Luana Valletta: “Grazie a te e grazie a Danila”
Danila De Stefano: “Grazie a te. È stato un piacere davvero.”
Joe Casini: “Ringrazio ovviamente tutti quelli che ci hanno ascoltato e vi do appuntamento alla prossima puntata che sarà appunto tra due settimane e, come abbiamo detto, sarà con Donata Columbro con la quale parleremo di dati. Come sempre vi auguro una buona domenica e un saluto a tutti.”